La cronaca quotidiana non fa mai mancare spunti interessanti. Leggiamo ad esempio nel quotidiano «La Stampa» del 16 aprile, l’articolo intitolato Adozione negata perchè hanno (già) un figlio disabile, ovvero il racconto dell’ennesimo episodio di “pregiudizio ad alto livello”.
Questa volta, infatti, un giudice (donna!) in Veneto ha ritenuto che per una bimba fosse disdicevole essere adottata dalla famiglia alla quale era stata affidata da un paio di anni, dal momento che avrebbe continuato a vivere con un fratello down («Mi chiedo poi se le farebbe bene crescere con un fratello cosi»!)… La bimba è stata quindi data in adozione ad un’altra famiglia.
Da dire anche che la famiglia affidataria ha successivamente perso il ricorso contro tale decisione perché la psicologa della Corte d’Appello ha ritenuto sì che sarebbe stato meglio lasciare la bimba dov’era, ma anche che farla tornare indietro ora sarebbe stato un altro choc.
Non sarebbe meglio invece che fossero le sorelle e i fratelli “sani” dei nostri figli con disabilità ad essere nominati periti dai tribunali, per sentire se è educativo o no (e lo è al massimo livello) crescere in una famiglia che ama “anche” un figlio disabile?
*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).
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