«Dalla capitale la storia di una donna di mezza età con un grave ritardo mentale e serie difficoltà respiratorie: non è in grado di comunicare con i medici del pronto soccorso del San Carlo di Nancy, che la dimettono dall’ospedale. Dopo poche ore, la morte. La famiglia si rivolge alla magistratura».
Questo leggiamo nelle cronache dei giorni scorsi, un fatto che una volta di più evidenzia – tra le sue altre implicazioni – l’importanza dell’informazione e della comunicazione nel ricovero in ospedale di una persona con disabilità, due fattori, questi, che assumono ulteriore rilevanza quando il paziente arriva nel nosocomio tramite il pronto soccorso.
Alcune aziende ospedaliere, anche in collaborazione con associazioni di volontariato, hanno creato – nella prassi o istituzionalizzandole – corsie preferenziali di accesso tramite pronto soccorso, ove il paziente con disabilità riceve particolari attenzioni.
Può essere
obiettivamente assai difficile, per il personale medico di pronto soccorso, formulare una diagnosi esatta per un paziente che, ad esempio, non è in grado di comunicare direttamente (o che non è assolutamente in grado di farlo) e del quale non si conosca la storia clinica.
Dall’esperienza delle nostre famiglie abbiamo ricavato alcune informazioni che riteniamo possano essere di aiuto in tali circostanze:
– in caso di urgenza, recarsi al pronto soccorso sempre tramite ambulanza;
– tenere a portata di mano un dischetto di computer (e una sua copia cartacea) con la storia clinica della persona con disabilità in questione;
– un familiare o un volontario che la conosce bene segua la persona con disabilità in ambulanza e durante la visita medica di accoglienza;
– fornire al personale medico e paramedico del pronto soccorso tutte le informazioni utili relative al paziente, sia in relazione all’evento accaduto sia per quanto concerne le terapie farmacologiche in atto, le abitudini o le particolari necessità del paziente stesso;
– avvisare tempestivamente il medico curante abituale (se non è già intervenuto) e metterlo in contatto con i sanitari del pronto soccorso;
– soprattutto per le persone con disabilità grave e pluridisabilità, tenere sempre pronta una borsa con effetti personali e una con materiale di pronto soccorso (utile prima dell’arrivo dell’ambulanza);
– stabilire rapporti preventivi con l’ospedale più vicino al domicilio e individuare uno o più medici di riferimento che conoscano la situazione clinica abituale del paziente;
– stabilire in famiglia una sorta di procedura standard, da seguire in casi di urgenza sanitaria, che dev’essere nota e rispettata da tutti, familiari e volontari.
La procedura illustrata, che non si discosta significativamente da quella che sarebbe utile per tutti, fornisce le migliori opportunità di una corretta accoglienza in pronto soccorso.
Il resto è nelle mani dei medici e, per i credenti, in quelle di Dio.
*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).
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