I diritti negati sin dalla scuola materna

di Gaetano De Luca*
È particolarmente dura la lettera inviata alle principali strutture di riferimento, oltre che al Ministero della Pubblica Istruzione, da parte del Servizio Legale della LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), di fronte ad un caso di diritti negati ad una bimba con disabilità che vorrebbe frequentare un istituto scolastico alle porte di Milano. Assai presto si prevedono per la vicenda risvolti giudiziari

Una bambina da sola in una classe scolasticaNella nostra attività a tutela dei diritti delle persone con disabilità, riceviamo la segnalazione dei genitori di una bambina con disabilità cui viene impedito di accedere alla scuola dell’infanzia [la materna “Tonale II” di Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, N.d.R.] con gli ausili necessari a favorire la sua piena inclusione scolastica.
Dalla documentazione prodotta dai genitori risulta che inizialmente il dirigente scolastico abbia condizionato la frequenza della bambina all’utilizzo di specifici ausili indicati dagli specialisti che la seguono.
In sostanza, per quasi un mese alla bambina non è stata consentita la frequenza scolastica in quanto gli ausili non erano ancora disponibili. In una lettera sottoscritta dalla stessa dirigente scolastica (protocollo n. 6365/d17 del 29 settembre 2006), viene esplicitamente comunicato ai genitori che «ulteriore condizione è la fornitura degli ausili da parte dell’Amministrazione Comunale: non è accettabile pensare che […] possa frequentare la scuola in condizioni non adeguate e non corrispondenti alla certificazione del Centro».

Senonché, dopo che i genitori e il Comune si erano adoperati per reperire questi ausili, nel momento in cui la bambina si è presentata a scuola, la dirigente scolastica si è opposta all’utilizzo degli stessi (lettera protocollo n. 6929/d17 del 18 ottobre 2006), sostenendone la potenziale pericolosità.
In virtù di tale rifiuto, la bimba è stata costretta a frequentare sino ad oggi la scuola senza i necessari ausili, nonostante i ripetuti solleciti della famiglia e nonostante gli specialisti avessero fatto presente che l’utilizzo di essi non richiedesse particolari competenze sanitarie/riabilitative da parte degli operatori scolastici.
La dirigente scolastica ha però continuato ad opporsi, sostenendo che la scuola non è un centro di riabilitazione e pertanto non è possibile frequentarla utilizzando gli ausili prescritti dagli specialisti. Come unico mezzo accettabile per la frequenza della bimba, ha concesso un semplice passeggino per bambini piccoli, il cui utilizzo è peraltro inidoneo e soprattutto dannoso per le condizioni di salute della piccola protagonista, suo malgrado, di questa vicenda.

Nel caso specifico, gli ausili prescritti consistono in un tavolo da statica e in un passeggino ortopedico che gli specialisti considerano assolutamente necessari per mantenere durante la giornata un corretto posizionamento e per evitare l’aggravamento delle condizioni di salute della bimba.
Ci risulta poi che nemmeno il coinvolgimento dell’Ufficio Scolastico Provinciale (e del suo ufficio Sostegno alla persona) abbia portato a una modifica della situazione. Su sollecitazione dello stesso, infatti, era stata convocata per il 19 marzo 2007 una riunione tra tutti gli enti coinvolti (Comune, scuola, specialisti della riabilitazione, genitori, Ufficio Scolastico Provinciale, Ufficio Scolastico Regionale), finalizzata alla stipula di una convenzione che definisse i ruoli, i compiti e le funzioni dei vari enti coinvolti nella realizzazione del PEI [Piano Educativo Individualizzato, N.d.R.].
In tale sede si è arrivati alla definizione di un accordo, con la stipula di una bozza di convenzione che nei giorni scorsi tutti gli enti, tranne la scuola, hanno già firmato.
Ci viene riferito che in realtà la dirigente scolastica, dopo avere inizialmente espresso la volontà di firmare l’accordo, abbia successivamente opposto altre riserve e perplessità sull’esistenza di un vero e proprio obbligo da parte dell’istituzione scolastica a garantire la frequenza di bambini che utilizzano degli ausili.
Disegno che simboleggia i diritti negati a scuolaIn altre parole, a tutt’oggi, a più di otto mesi dall’inizio dell’anno scolastico, alla bimba non è ancora stata garantita la realizzazione del suo diritto all’integrazione scolastica, in quanto senza questi ausili non le è possibile relazionarsi con i compagni (e in generale con l’ambiente scolastico) in modo adeguato. Inoltre, il divieto di utilizzo di questi strumenti le sta creando dei danni alla salute cui l’amministrazione scolastica sarà prima o poi chiamata a rispondere.

Vale la pena ricordare a questo punto come il nostro ordinamento giuridico riconosca a tutti i bambini con disabilità un diritto soggettivo pieno ed incondizionato all’integrazione scolastica, a prescindere dalla loro gravità o dalle difficoltà che l’amministrazione scolastica può incontrare nel realizzare tale diritto.
La stessa Legge 104/92, all’articolo 12, comma 3, stabilisce che «l’esercizio del diritto all’educazione e all’istruzione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all’handicap».
Tocca quindi all’Amministrazione Scolastica garantire che questo diritto venga compiutamente realizzato e nel caso ciò non avvenga, è chiamata a risponderne davanti all’autorità giudiziaria.

La dinamica di questa vicenda purtroppo fa emergere chiaramente come nel caso della bambina di cui si parla, la dirigente scolastica, utilizzando delle motivazioni pretestuose, sia assolutamente contraria ad un percorso di integrazione scolastica di qualità, in quanto non consentire l’utilizzo degli ausili significa sostanzialmente impedirle di partecipare pienamente all’attività scolastica alla pari degli altri bambini.
Dobbiamo per altro riconoscere come l’Ufficio Scolastico Provinciale, non appena venuto a conoscenza del caso, si sia attivato per arrivare ad una soluzione della questione, promuovendo una convenzione e invitando la scuola a garantire la realizzazione del diritto della bambina.
Considerato però il perdurante rifiuto ad accogliere la bambina con i suoi ausili, risulta necessario un intervento d’urgenza dell’Amministrazione Scolastica Regionale e del Ministero della Pubblica Istruzione che imponga alla scuola di accogliere l’alunna e che sanzioni il comportamento del dirigente scolastico.
E in ogni caso, con la presente lettera, in nome e per conto dei genitori che ci hanno incaricato di tutelare i diritti della propria figlia, diffidiamo la dirigente scolastica ad accogliere l’alunna con gli ausili prescritti dagli specialisti.

*Servizio Legale LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità).

In questi giorni la vicenda è stata ripresa anche dalla “grande stampa” ed esattamente da «Il Giorno» di sabato 26 maggio (articolo: «Mia figlia disabile rifiutata dall’asilo»), che dà ampio spazio a tutta la storia e anche alla presa di posizione della LEDHA.
In tale testo si segnala tra l’altro che «la scorsa settimana il Comune ha assegnato altre due educatrici, con il mero compito di spostare [la bimba] sul passeggino ortopedico».
Dal canto suo la madre della bimba dichiara: «Mesi e mesi per arrivare ad utilizzare solo uno degli ausili, unicamente da parte di personale comunale, con la presa in carico da parte del sindaco di ogni responsabilità: è lo scandalo dello scandalo. Ormai con mio marito ho deciso di andare fino in fondo: pensiamo di denunciare la scuola e chiedere un risarcimento danni».
(S.B.)

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