Al Senato si parla di vita indipendente

Un'interrogazione presentata da dodici senatori a Palazzo Madama, con la quale si chiede al Governo se non ritenga opportuno attivarsi affinché divenga un dovere delle Regioni, e non una semplice facoltà, quello di pianificare, finanziare e realizzare progetti di vita indipendente per le persone non autosufficienti, da mettere in campo anche attraverso la creazione di appositi fondi

Donna in carrozzina sopra ad un elevatoreI dodici senatori Giorgio Benvenuto (Ulivo), Enzo Bianco (Ulivo), Giuseppe Caforio (Italia dei Valori), Aniello Formisano (Italia dei Valori), Pietro Fuda (Partito Democratico Meridionale), Fabio Giambrone (Italia dei Valori), Franca Rame (Italia dei Valori), Fernando Rossi (Gruppo Misto), Giacomo Santini (DC per le Autonomie-Partito Repubblicano Italiano-Movimento per l’Autonomia), Giuseppe Scalera (Ulivo), Helga Thaler Ausserhofer (Per le Autonomie) e Dino Tibaldi (Comunisti Italiani) hanno presentato in questi giorni a Palazzo Madama un’interrogazione per richiamare il diritto alla vita indipendente delle persone con una disabilità permanente e una grave limitazione dell’autonomia personale nello svolgimento di una o più funzioni essenziali della vita.

Nel dettaglio, l’interrogazione è stata formulata «per sapere se il Governo non ritenga opportuno attivarsi affinché divenga un dovere delle Regioni, e non una semplice facoltà, quello di pianificare, finanziare e realizzare progetti di vita indipendente per le persone non autosufficienti, da mettere in campo anche attraverso la creazione di appositi fondi da destinarsi distintamente alla voce “vita indipendente” in maniera omogenea in tutte le Regioni d’Italia [grassetti nostri in questa e nella successiva citazione, N.d.R.]».

Un’iniziativa, quindi, quanto mai interessante, anche leggendo quanto dichiarato successivamente nel testo dell’interrogazione, sempre a proposito dei fondi da destinare a questi obiettivi. Vi si chiede infatti «l’affermazione dei principi giuridici in base ai quali essi siano riconosciuti quali fondi integrativi e non sostitutivi di altri (come la 328/2000, assistenza sanitaria, assistenza sociale e altre provvidenze economiche), non dovendo essere legati al reddito ISEE [Indicatore Situazione Economica Equivalente, N.d.R.], né tanto meno influire sulla reversibilità della pensione dei genitori, in quanto misure volte nel loro insieme a rendere qualitativamente migliore la vita e a tutelare il diritto alla piena dignità dell’esistenza dei propri cittadini disabili».
(S.B.)

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