Arriva dall’Ucraina una notizia destinata ad entrare nella storia dell’orienteering (sport dell’orientamento) italiano: Roberta Falda, trentina, è la nuova campionessa del mondo di Trail-O (la disciplina di orienteering in cui normodotati e persone con disabilità fisica possono concorrere alla pari) nella categoria Paralimpici.
Raggiunta telefonicamente a Kiev, l’atleta con disabilità del Gronlait Orienteering Team ha rilasciato i primi commenti da campionessa del mondo: «Ero molto tesa prima dell’inizio della gara, anche perché per un disguido logistico la prova è iniziata con un’ora di ritardo e questo non ha fatto altro che alzare la tensione. Con il nono posto in griglia di partenza sono stata tra le prime ad affrontare il percorso, con i migliori tutti alle mie spalle. Il primo punto a tempo si è rivelato facile, poi, andando avanti, anche i punti successivi mi sono sembrati facili, così ho cominciato a pensare “Forse vinco, forse ce la faccio!”. Quando poi hanno cominciato ad arrivare i favoriti, tutti alle mie spalle, il sogno pian piano è diventato realtà, anche se ho dovuto aspettare per due ore l’arrivo dell’ultimo concorrente per l’ufficialità del titolo.
Sicuramente il fatto di essere in gara praticamente da venerdì scorso, una trasferta che è cominciata in Svezia dove ho partecipato a tante competizioni anche in notturna, anche a tempo, mi ha aiutata; il percorso di oggi aveva caratteristiche decisamente differenti, ma evidentemente ho raggiunto un tale stato di concentrazione che mi ha consentito questo risultato».
Roberta Falda ha trionfato dunque davanti al lituano Evaldas Butrimas e allo svedese Bernt Gustavsson. La nostra atleta è ancora in lizza anche per la vittoria nella categoria Open, il cui titolo si assegna sulla somma dei risultati di due prove. Attualmente, infatti, è seconda, dietro al finlandese Jan Turtu.
Un risultato quanto mai importante, quello di Roberta, che servirà certamente a dare ulteriore popolarità e diffusione anche nel nostro Paese a questa disciplina, forse l’unica, nel panorama mondiale degli sport, che consente ad una persona con disabilità fisica, qualunque sia il suo problema, di gareggiare ad armi pari con un atleta normodotato.
(S.B.)
Si ringraziano per l’intervista Stefano Galletti e Antonio Loss e per la segnalazione Tiziano Vargiolu, tutti appartenenti alla FISO (Federazione Italiana Sport Orientamento).
C’è forse un’unica disciplina sportiva che consente a una persona con disabilità fisica, qualunque sia il suo problema, di gareggiare ad armi pari con un atleta normodotato. Si chiama Trail-Orienteering ed è stata importata in Italia dalla Svezia grazie ai due tecnici friulani Fulvio Lenarduzzi e Monica Frappa, che per primi l’hanno sperimentata alcuni anni fa.
Il Trail-O è una forma di orienteering oggi riconosciuta sia dalla Federazione Internazionale, la IOF, sia da quella italiana, la FISO, e si differenzia dalle altre sostanzialmente per tre motivi.
Innanzitutto, nel punto di controllo non c’è un’unica lanterna, ma un gruppetto di lanterne, da due a cinque, in modo che il concorrente possa scegliere quella giusta in base alle indicazioni che gli sono state date alla partenza e segnarla sul cartellino testimone.
Poi, la classifica viene determinata da quante lanterne corrette sono state annotate sul cartellino e, a parità di punteggio, dal tempo impiegato nella scelta in alcuni punti particolari, le cosiddette “crono-piazzole”.
Infine, dal momento che la capacità di orientamento è determinata dalla scelta della lanterna, viene meno la scelta del percorso e il tragitto tra due punti di controllo è un comunissimo sentiero, trail in inglese, donde il nome.
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