Conclusa la Settimana per la Pace, coordinata dalla Tavola della Pace e culminata nella Marcia Perugia-Assisi – che ha avuto luogo domenica 7 ottobre 2007 dopo più di cinquecento iniziative promosse da associazioni, organizzazioni, gruppi, scuole ed enti locali – chiediamo a Giampiero Griffo, del Consiglio Mondiale del DPI (Disabled Peoples’ International), di fare il punto con noi sul coinvolgimento del mondo della disabilità.
«Cominciamo dalla fine», ci propone. «La Marcia è ogni volta un evento maestoso. Quest’anno, però, a differenza del 2005, quando il mondo dell’associazionismo delle persone con disabilità si era coinvolto in modo strutturato e con obiettivi precisi, la presenza di persone con disabilità è stata più casuale, anche se consistente».
Cosa intendi?
«Ho visto molte persone con disabilità, ma non tanto all’interno di “associazioni a tema”, quanto piuttosto inserite negli enti più diversi, dagli scout alle organizzazioni per la cooperazione internazionale ed altro ancora. Lo interpreto comunque come un buon segnale. Questa è vera partecipazione inclusiva!».
Ci sono stati spazi specificamente dedicati alla disabilità?
«Sì, ce ne sono stati. Domenica, sul palco principale assieme a me è salito Raffaele Goretti, presidente della FAIP (Federazione Associazioni Italiane Paratetraplegici) e della FISH Umbria (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). Inoltre, il giorno prima, sabato 6 ottobre, a Perugia, la stessa FISH regionale ha organizzato il convegno Tutti i diritti umani per tutti. Principi e strategie contro la discriminazione e per la piena inclusione delle persone con disabilità. È stato lì che ho incontrato Kudakwashe Ak Dube, segretario della Decade Africana delle Persone con Disabilità».
Che cos’è la Decade Africana?
«Si tratta di uno strumento tipico delle Nazioni Unite che ha lo scopo di sensibilizzare i Governi e la società civile su temi specifici attraverso attività concrete. In questo caso, essa è stata costituita dall’Unione Africana nel 1999, con la nomina di un gruppo di lavoro composto da rappresentanti scelti della società civile».
Che incarico ha assegnato l’Unione Africana a questo segretariato?
«Deve promuovere attività concrete nei venticinque Paesi africani dell’Unione, attraverso l’istituzione di comitati di azione locali in grado di fornire esperienze a Governi e organizzazioni non governative, per affrontare il tema della disabilità in modo professionale e competente. I comitati, inoltre, raccolgono fondi per sostenere questi stessi obiettivi e mirano a produrre un piano nazionale sulla disabilità e a influenzare i piani nazionali di sviluppo».
Ci sono degli esempi concreti di integrazione delle persone con disabilità a livello istituzionale?
«Ak Dube ne ha riportati due in particolare, che dovremmo considerare come esempio da imitare in Europa. In Uganda, ogni istituzione pubblica – e quindi ogni singolo villaggio fino agli enti più complessi – individua un rappresentante del mondo della disabilità. Questo procedimento fa sì che in tutto il Paese siano elette ben 43.000 persone con disabilità.
L’altro esempio riguarda il Sudafrica, dove sono stati istituiti degli organismi specifici con il compito di sorvegliare le politiche nazionali e regionali, perché non dimentichino la tematica della disabilità».
Cosa ha chiesto Kudakwashe Ak Dube alla Tavola della Pace?
«A noi occidentali, la Decade chiede soprattutto attenzione. Chiede che la cooperazione internazionale allo sviluppo studi interventi mirati di sostegno per la disabilità. Si tenga conto che in Africa solo il 2% della popolazione con disabilità ha accesso a beni e servizi».
In particolare, ha indicato delle strade da percorrere?
«Innanzitutto, la Decade spinge affinché la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità venga ratificata dal maggior numero di Stati africani. Ad oggi lo ha fatto solo il Gabon, che diventa così uno dei sette Paesi al mondo che hanno già proceduto con la ratifica.
Inoltre, sta promuovendo il cosiddetto twin track approach e cioè l’approccio “a doppio binario”, che consiste da una parte nel finanziare progetti specifici per le persone con disabilità e dall’altra nel promuovere il mainstreaming della disabilità in tutti i progetti, anche in quelli non dedicati.
Infine, Ak Dube ha chiesto alle nostre organizzazioni di persone con disabilita di promuovere scambi bilaterali con dei Paesi africani».
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