Una volta ratificata da almeno venti Paesi, la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità sarà una grande legge in grado di obbligare gli Stati Membri che l’avranno adottata a rispettarla e la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), nel corso degli Stati Generali delle associazioni per i diritti delle persone con disabilità che si sono svolti il 5 e 6 ottobre a Roma (dei quali abbiamo già ampiamente riferito), ha espresso l’urgenza che l’Italia sia rapida nella ratifica, per poter davvero superare il “modello medico” della disabilità e accelerare quella che si configura come una vera e propria trasformazione culturale. «Le condizioni per la ratifica ci sono e il movimento lo chiede», è stata la rivendicazione della FISH.
Su questo punto il ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero – intervenuto nel corso della prima giornata dei lavori – ha confermato la volontà del nostro Paese di essere tra i primi Stati a ratificare il trattato. Il testo ufficiale della Convenzione è stato definito la scorsa settimana dal Ministero, con il contributo delle associazioni, ed ora la questione è stata trasmessa al Dicastero degli Affari Esteri, titolare delle competenze sulla Convenzione a questo stadio del processo.
«Il Ministero degli Esteri – ha dichiarato Ferrero – a questo punto dovrà sentire tutti gli uffici legislativi degli altri Dicasteri, per vedere se condividono la tesi che noi abbiamo sostenuto e cioè che non sia necessario fare delle modifiche legislative a monte della ratifica della Convenzione. Se questa tesi verrà accolta – e noi stiamo operando perché succeda proprio questo, nel giro di qualche settimana – si potrà arrivare al Disegno di Legge in Consiglio dei Ministri e da qui passare al Parlamento, dove non ci dovrebbero essere problemi».
La previsione, dunque, più che auspicabile, è che la ratifica possa avvenire entro la fine dell’anno e il ministro della Solidarietà Sociale ha garantito un’importante azione di moral suasion, per far sì che non si apra un processo più lungo, cioè nel caso che un Ministero ponga la necessità di riforme legislative.
Ferrero ha invitato inoltre le associazioni «a farsi sentire», per accompagnare questo percorso e per cominciare ad attivare l’interesse dell’opinione pubblica sui principi che sono alla base della Convenzione. Da qui la riflessione sulla partecipazione delle persone con disabilità alla vita sociale del Paese e sul modo di incidere su un’agenda politica cosiddetta “deformata”.
«Credo che l’azione di discussione, anche di manifestazione, sia assolutamente necessaria – ha sottolineato il ministro – perché i processi che fanno sì che una cultura si modifichi sono processi legislativi, di finanziamento delle leggi, ma anche processi culturali e sociali, e in assenza di soggettività delle persone in carne ed ossa, le prime due non vanno avanti, perché il sistema non evidenzia le buone pratiche, ma unicamente l’elemento che “fa colore”, senza riuscire a produrre un elemento di cultura condivisa di avanzamento del Paese».
Entrando poi nello specifico delle richieste espresse dalla FISH, si è parlato innanzitutto della definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza, aspettativa per anni disattesa e rivendicata con forza dalle associazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari e che si è sempre scontrata con i veti del Ministero dell’Economia, per una supposizione di costo troppo elevata.
In tale quadro la Legge Delega scritta dal Ministero della Solidarietà Sociale e condivisa con il Ministero della Salute e con tutti gli organi competenti, è sicuramente un passo in avanti.
«Abbiamo provato a fissare su un punto [i Livelli Essenziali di Assistenza sulla non autosufficienza, N.d.R.], che non è la totalità, una serie di diritti, per provare a realizzare un piano che nel giro di tre-quattro anni porti effettivamente all’esigibilità di essi su tutto il territorio nazionale».
Un provvedimento limitato, nell’ottica delle richieste mosse dalla FISH, ma che secondo Ferrero è l’unico modo per arrivare ad istituire dei Livelli Essenziali di Assistenza per il sociale nel nostro Paese. Purtroppo, quanto dichiarato dal ministro, che «in questo Paese il mettere 8 miliardi sul sociale è come una bestemmia in Chiesa», è pienamente condivisibile, non solo per quanto riguarda le risorse, ma soprattutto per l’approccio culturale che questa attitudine fa propria.
Sulle questioni dell’occupazione, Ferrero ha annunciato infine l’istituzione di un tavolo con il Ministero del Lavoro, per analizzare le possibilità di modifica di alcune parti della Legge 68/99 e della Legge 30/2003, per le loro criticità rispettivamente sull’attivazione al lavoro delle persone con disabilità e sulla “ghettizzazione” di queste ultime dal mondo del lavoro stesso.
Anche su questo versante la ratifica della Convenzione ONU potrebbe rappresentare un momento centrale per porre l’attenzione sul diritto al lavoro e per tentare di far partire un appropriato percorso di modifiche normative.
(Giuliano Giovinazzo)
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