È profonda la tristezza nel leggere in Superando.it le parole di Luca Faccio che commenta la circolare con cui Trenitalia ha invitato le Sale Blu a non accettare più richieste di assistenza da parte dei clienti con disabilità, se i convogli non sono dotati di una carrozza idonea che permetta alla carrozzina e alla persona di sentirsi sicura durante il percorso.
Le sue parole, infatti, mettono in risalto come le “dichiarazioni di intenti” – e nella fattispecie la “responsabilità sociale” dichiarata dal Gruppo Ferrovie dello Stato nelle proprie Linee Guida – restino solo belle parole: è facile e comodo dichiarare – e anche un po’ di moda, oggi – di «essere per il sociale o per l’ambiente».
E non parlo solo di Trenitalia, si tratta di una moda generalizzata: una splendida “facciata” nelle presentazioni e sulla carta, ma poi una realtà del tutto diversa. Poi si fanno i conti con le risorse finanziarie e i bilanci che devono quadrare, la carta resta lì, luccicante, e si va a tagliare nei settori dove il potere contrattuale di chi è penalizzato è minore.
La voce delle persone con disabilità, quindi, è un lamento leggero, è la voce di chi spesso non ha avuto alcun tipo di aiuto o se lo ha avuto è perché se l’è sudato. Anzi, la cosa più dolorosa è che spesso la loro voce non diventa neppure un coro, perché manca in loro la speranza di urlare così forte da farsi sentire.
Grazie Luca perché continui a lottare.