Bucce di banana e lavoro gettato al vento

di Giuliano Giovinazzo
L'interruzione della legislatura, causata dalla caduta del Governo, potrebbe rappresentare il brusco arresto dei percorsi avviati in molti settori, non ultimo quello della tutela dei diritti delle persone con disabilità. E molto lavoro rischierebbe di andare sprecato anche in ambito di riforma delle comunicazioni, della RAI e dell'editoria. Se n'è parlato ad un convegno a Roma organizzato da Mediacoop, l'Associazione Cooperative Editoriali e di Comunicazione

Per i giorni dal 16 al 18 novembre Forza Italia ha organizzato una raccolta di firme “per tornare al voto”, in 10.000 gazebo sparsi in tutta Italia. Il sentito invito di chi scrive è di diffidare per il futuro dalle dichiarazioni degli esponenti di questo movimento, quando promuoveranno le loro azioni asserendo che siano per il bene del Paese. Se infatti la caduta dell’impopolare Governo Prodi potrebbe rappresentare per l’associazionismo un brusco arresto di moltissimi percorsi avviati per la tutela dei diritti delle persone con disabilità, in proporzione cosa potrebbe accadere in settori considerati maggiormente strategici?
Il tavolo dei relatori dell'incontro di Roma «Comunicazione: pluralismo, cultura e libertà»La caduta nel vuoto dei tanti disegni di legge in attesa dei passaggi parlamentari, il cambio improvviso degli interlocutori che pregiudicherebbe rapporti consolidati in questo squarcio non breve di legislatura, le conseguenti ore di lavoro sprecate per tutti: tutto al vento. Anni buttati.
Un panorama fosco che potrebbe diventare realtà, dal momento che le difficoltà del Governo Prodi sono ben note. Ma da qui a “raccogliere le firme in piazza” perché questo si verifichi va ben oltre le sacrosante rivendicazioni di un’opposizione più o meno responsabile, dimostrando un senso dell’interesse pubblico dai confini assai labili. Quelli della convenienza.

Anche nei molti incontri che si sono svolti in questi giorni a Roma – quando in discussione di Legge Finanziaria la “buccia di banana” è sempre in agguato – queste paure sono emerse con prepotenza e l’occasione più recente per esplicitarle è stato l’incontro organizzato da Mediacoop – Associazione Cooperative Editoriali e di Comunicazione, intitolato Comunicazione: pluralismo, cultura e libertà, svoltosi presso la sede della Legacoop.
“Nel nulla”: proprio così potrebbe andare a finire la riforma complessiva del sistema delle comunicazioni italiano e quella della RAI, provvedimenti a firma del ministro delle Comunicazioni Gentiloni e il Disegno di Legge Levi sull’editoria.
Tutti progetti che hanno sollevato molte discussioni, e sicuramente ampiamente perfettibili. Ma necessari.
Nella sua realazione iniziale, infatti, Lelio Grassucci, presidente di Mediacoop, non ha esitato a definire «una iattura» l’ipotetica interruzione di questa legislatura, augurandosi che questo processo di riforme su editoria e comunicazione possa andare avanti.

In questi giorni, inoltre, le emozioni sollevate nei/dai media sui costi della politica e sulla cosiddetta “casta” ha coinvolto direttamente anche il mondo delle comunicazioni, sollevando scalpore “forcaiolo” e generalizzato sui costi e gli sprechi dei finanziamenti pubblici all’editoria.
Bene ha fatto dunque il presidente Grassucci a ribadire che c’è una ragione costituzionale che legittima questo sforzo economico da parte dello Stato, deciso infatti per dare attuazione all’articolo 21 della Costituzione, in cui si stabiliscono i diritti ad informare e ad essere informati.
«Erogare contributi – ha precisato – deriva dal fatto che c’è una discriminazione del mercato della pubblicità che interessa in particolar modo i “giornali di idee” e lo Stato deve intervenire per risarcire questa discriminazione».
Lo stesso Parlamento Europeo, la cui politica di divieto dei finanziamenti pubblici è risaputa, riconosce nell’informazione – per la garanzia del pluralismo – un mercato in cui questi interventi non sono banditi.

Tornano in mente a questo punto le polemiche e le campagne stampa della primavera e dell’estate scorsa, montate nella Regione Lazio, sull’assegnazione del Servizio ReCup [Centro Servizi Regionale delle Prestazioni Sanitarie. La questione è stata trattata più volte da questo sito, ad esempio nel testo disponibile cliccando qui, N.d.R.], quando anche lì, a fronte di una situazione nazionale non scevra di abusi intollerabili ed effettivi, si è letteralmente rischiato di “buttare il bambino con l’acqua sporca”.
Appare chiaro, quindi, come una legge che regoli il settore dell’editoria, stabilendo anche chi abbia diritto a questi finanziamenti, sia estremamente urgente.

Il Disegno di Legge Levi – discusso alla presenza dello stesso deputato Ricardo Franco Levi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – ha una valenza significativa anche per l’associazionismo e per come potrebbe andare ad influire sui modi di comunicare di questo settore. Si pensi ad esempio al vincolo della presenza di tre giornalisti per ogni redazione, all’IVA al 4% anche per gli articoli pubblicati sul web, alle agevolazioni per le spedizioni postali.
Tutte questioni qui solo accennate, che meriteranno prossimamente un approfondimento più dettagliato. Ma per ora è una “fatica” che si può risparmiare, considerato che anche questa analisi potrebbe aggiungersi  ai tanti momenti buttati al vento in caso di una “buccia di banana”.

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