È estremamente semplice la proposta di legge presentata alla Camera dal deputato Pietro Marcazzan, dal momento che essa consiste esclusivamente nella sostituzione di un verbo all’interno di un articolo della Legge quadro 104/92 sull’handicap.
Si tratta però di un verbo assai importante, un devono che andrebbe a sostituite l’attuale possono, dando concretezza ad alcuni provvedimenti previsti da quella norma e rendendo più autonoma, libera e indipendente la vita delle persone con disabilità.
«Il dettato dell’articolo 39 della Legge 104/92 – ha dichiarato infatti Marcazzan nel presentare la sua proposta – lasciando alle singole Regioni la “possibilità” di istituire servizi di assistenza domiciliare personalizzata, volti all’emancipazione dei portatori di handicap, non è sufficiente a garantire l’effettiva applicazione di tali provvedimenti, che resterebbero subordinati alla sensibilità di questa o quella personalità politica o situazione contingente dei vari servizi sanitari regionali. Non solo, questa facoltà aperta alle regioni contribuirebbe a creare delle disparità di trattamento nelle varie zone del Paese [ciò che del resto è proprio quello che accade, N.d.R.], limitando di fatto il diritto alla salute, allo studio e al lavoro dei cittadini italiani, concetti quesi tutelati non dalle Regioni, ma dalla stessa Costituzione italiana [grassetti nostri in questa e nelle successive citazioni, N.d.R.]».
Riprendiamo dunque l’attuale formulazione dell’articolo 2, comma 39 della Legge 104/92, all’inizio e al punto l-ter): «Le regioni possono provvedere, sentite le rappresentanze degli enti locali e le principali organizzazioni del privato sociale presenti sul territorio, nei limiti delle proprie disponibilità di bilancio […] a disciplinare, allo scopo di garantire il diritto ad una vita indipendente alle persone con disabilità permanente e grave limitazione dell’autonomia personale nello svolgimento di una o più funzioni essenziali della vita, non superabili mediante ausili tecnici, le modalità di realizzazione di programmi di aiuto alla persona, gestiti in forma indiretta, anche mediante piani personalizzati per i soggetti che ne facciano richiesta, con verifica delle prestazioni erogate e della loro efficacia».
Ebbene, secondo l’onorevole Marcazzan, «la modifica del verbo “possono” con il verbo “devono” è assolutamente indispensabile al fine di obbligare e non solo suggerire alle Regioni di costituire un sistema di assistenza personalizzata ai disabili, che possa permettere ai soggetti che lo richiedano, di ricevere un’adeguata assistenza quotidiana, che liberi la persona con gravi disabilità dalla dipendenza fisica e psicologica dei propri congiunti e che le permetta di vivere una vita il più possibile piena ed indipendente anche al di fuori della famiglia. Ciò creerebbe anche i presupposti per la creazione di una rete di servizi completi per i disabili, che non si limiti all’erogazione di singoli servizi che aiutano la persona nello svolgimento delle sua attività quotidiane, come ad esempio il trasporto verso i luoghi di studio o di lavoro, ma che consenta ai soggetti interessati di indicare quali sono le proprie personali esigenze al fine di ottenere un servizio più completo e mirato ai bisogni di ognuno».
«Riteniamo – ha concluso Marcazzan nella sua presentazione alla Camera – sia un dovere delle Regioni e non una semplice facoltà, quello di avviare progetti di vita indipendente per le persone non autosufficienti, da mettere in campo anche attraverso la creazione di appositi Fondi che si occupino di pianificare, finanziare e realizzare questi progetti. Prevedendo questo tipo di servizio in tutte le Regioni italiane, il nostro Paese non farebbe altro che rendere immediatamente effettiva la ratifica della Convenzione internazionale sui diritti dei disabili, approvata di recente dall’ONU, documento mirato a superare i limiti fisici, i pregiudizi e le lacune legislative che impediscono ai disabili di vedere riconosciuti a pieno i propri diritti di esseri umani, documento che l’Italia sarà presto chiamata ad adottare per garantire la tutela dei suddetti diritti dei propri cittadini».
Seguiremo naturalmente gli sviluppi di questa proposta, senza poter prevedere quale ne sarà la sorte. Pensando per altro all’interrogazione presentata in Senato qualche mese fa, che riprendeva sostanzialmente le questioni sollevate dalla proposta Marcazzan, oltre naturalmente al grande lavoro precedente e successivo alla Conferenza Nazionale per la Vita Indipendente, tenutasi a Roma all’inizio di ottobre, si tratta di un fervore di iniziative assai confortante, specie se messo a confronto con il silenzio totale che avvolgeva tali questioni fino a pochi anni fa.
(S.B.)
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