Un modello sardo per sostenere le persone con grave disabilità

a cura di Francesca Palmas*
È l'ABC Sardegna (Associazione Bambini Cerebrolesi) a dar voce alla soddisfazione delle persone sarde con disabilità e delle loro famiglie, di fronte alla Delibera approvata il 20 dicembre dalla Giunta Regionale che continua a sostenere il proprio modello di sostegno alle persone con grave disabilità e agli anziani non autosufficienti, all'insegna dei piani personalizzati e progettati insieme ai Comuni e ad altri servizi del territorio

Persona con disabilità con accompagnatore«Continua il rafforzamento del “modello Sardegna” per le persone con disabilità e i loro familiari. Anche quest’anno, infatti, dobbiamo essere orgogliosi del cospicuo intervento di 41 milioni di euro stabilito dalla Delibera n. 51/37 del 20 dicembre scorso, che da una nostra valutazione supereranno a regime entro l’anno i 55 milioni di euro, cifra record per l’Italia».
Lo ha dichiarato Marco Espa, presidente dell’ABC Sardegna (Associazione Bambini Cerebrolesi), dopo la già citata Delibera della Giunta Regionale Sarda che ha confermato circa 41 milioni di euro per oltre 13.000 piani personalizzati e coprogettati dai Comuni con le famiglie – in attuazione di quanto scritto nella Legge Nazionale 162/98 – per il sostegno alle persone con grave disabilità e agli anziani non autosufficienti della regione.

A tal proposito vale la pena ricordare che l’attuazione in Sardegna della Legge 162/98 ha preso il via nel 2000, dopo una lunga battaglia delle famiglie sarde di persone con disabilità, fatta propria dal Consiglio Regionale in modo bipartisan.
Alcune cifre: in questi sette anni di attuazione sono stati finanziati complessivamente più di 36.000 progetti personalizzati, con stanziamenti di oltre 168 milioni di euro, rendendo la Sardegna la prima regione in Italia per gli interventi a favore della non autosufficienza, con risorse importanti destinate ai servizi personalizzati e di sostegno alla famiglia e alle cure domiciliari.
Si tratta di una serie di provvedimenti per il sistema dei servizi alla persona, nel solco della coprogettazione con i Comuni e con i servizi capillari del territorio (ASL e altri), che si rivolge non solo alle persone con disabilità grave e gravissima, ma anche a tutte le altre fasce più “vulnerabili”, a cominciare dagli anziani.
Un vero e proprio “modello sardo” che anche grazie alla Legge 162/98 così attuata, si sta lentamente affermando negli altri servizi e settori del sociale, implicando una vera e propria “rivoluzione copernicana”, un capovolgimento del rapporto fra gli operatori dei servizi e le persone, non più utenti destinatari passivi dei servizi a loro rivolti e semplicemente da assistere, ma anch’essi attori e protagonisti attivi, in una logica nuova di diritti umani, di crescita dell’autoconsapevolezza, del riconoscimento e della competenza dei cittadini e delle loro organizzazioni.

«Un’ulteriore novità di quest’anno – annota ancora Espa – è che la Delibera della Giunta Regionale si caratterizza per la richiesta accolta di aumentare a 20.000 euro il massimale finanziabile dei progetti delle famiglie dove sono presenti due o più persone con disabilità. E ancora un’altra novità è che sono stati finanziati (con una scelta indubbiamente coraggiosa) tutti i piani presentati, anche quelli con punteggio inferiore a 50 punti, garantendo quindi un diritto esigibile a migliaia di persone della Sardegna con disabilità grave e non dando vita ad una sorta di “terno al lotto”, come accade in altre regioni italiane, dove vengono finanziati pochi progetti con un piccolo esborso di risorse».

Nonostante la positività dell’iniziativa regionale, secondo Espa resta ancora un problema aperto. «Purtroppo – ha dichiarato infatti il presidente dell’ABC Sardegna – non è ancora stato eliminato il limite di reddito (70.000 euro) che vede escludere dalla possibilità di ottenere i contributi alcune persone con disabilità. Anche in controtendenza con il pensiero di molti, riteniamo questo un vulnus al quale bisognerà porre rimedio, una vera e propria ingiustizia introdotta nel 2003, che dovrà essere eliminata, ricordando sempre che al centro di tutto vi è una persona con disabilità grave. Se può essere infatti giustificata una penalizzazione economica (che noi contestiamo comunque alla luce del Decreto Legislativo 130/2000 e ricordando che anche nella disciplina del Fondo Nazionale per la Non Autosufficienza si tiene conto del solo reddito della persona e non della sua famiglia), l’esclusione, ovvero il cancellare letteralmente dal servizio pubblico una persona comunque in situazione estrema, ci sembra una vera discriminazione. Si tenga conto, ad esempio, che anche nel caso di due o più persone con disabilità, il reddito massimo per nucleo familiare rimane di 70.000 euro, sommando ingiustizia ad ingiustizia, senza nemmeno dimenticare che lo Stato finanzia spesso iniziative per il rafforzamento di determinati comparti (come ad esempio la rottamazione delle auto) e ai beneficiari dei contributi statali addirittura non si richiede di dar conto di alcun reddito. Pensiamo infine al fatto che nel nostro ordinamento democratico la Sanità o la Scuola sono garantiti a tutti i cittadini italiani e nessuno ne può essere escluso».

In attesa, comunque, di arrivare ad una rivitazione complessiva della legge in senso ulteriormente migliorativo, Espa conclude segnalando un altro fatto assai positivo, ovvero «l’orientamento della Giunta regionale che sembra quello di iniziare a separare gli interventi in favore degli anziani da quelli per i bambini, i giovani e gli adulti: una scelta che riteniamo molto saggia».

*ABC Sardegna (Associazione Bambini Cerebrolesi).

Il testo integrale della Delibera 51/37 (20 dicembre 2007) della Giunta Regionale Sarda è disponibile cliccando qui.
Per ulteriori informazioni:
ABC Sardegna, tel. 070 401010 – 488222
abc@abcsardegna.orgfrancesca@abcsardegna.org.

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