Il sindaco di Milano Letizia Moratti, mostrando in tal senso una spiccata sensibilità femminile e materna (!), ha stabilito di negare l’accesso alle scuole materne comunali da parte dei bambini stranieri figli di genitori irregolari, da intendersi ovviamente tali non rispetto alla legislazione matrimoniale, ma alla legge sull’immigrazione.
L’immediata reazione del ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni è stata quella di comunicare che, se la delibera discriminatoria non fosse stata ritirata entro dieci giorni, il Ministero avrebbe sospeso l’erogazione dei contributi statali alle scuole paritarie per l’infanzia gestite dal Comune di Milano.
Immediatamente le forze della Destra hanno accusato il ministro di “ricattare” il sindaco. Personalmente credo invece che l’intervento di Fioroni, oltre che essere dettato da una chiara sensibilità politica, sia un atto dovuto.
Infatti, la Legge 62/2000 sulla parità scolastica prevede che le scuole non statali – come ad esempio quelle comunali di Milano – per ottenere la parità scolastica e i relativi contributi finanziari, debbano sottoscrivere l’impegno ad accogliere alunni stranieri e alunni con disabilità, pena la perdita della parità ottenuta, qualora contravvengano ad una di queste condizioni che ne sono requisito essenziale.
Dal canto suo il Comune di Milano si difende distinguendo fra allievi figli di stranieri regolari, per i quali varrebbe la normativa citata e figli di stranieri irregolari, per i quali invece tale normativa non si applicherebbe.
Ora, tutte le convenzioni internazionali sui diritti del fanciullo, sottoscritte dall’Italia e quindi vincolanti per il nostro Stato e per tutte le sue istituzioni, Comune di Milano compreso, fanno leva giuridica sui diritti inalienabili dei fanciulli, senza alcuna discriminazione per condizione di razza o condizioni personali o sociali. Pertanto, in riferimento al diritto allo studio dei minori stranieri, non è legittimo discriminarli a causa delle condizioni sociali dei genitori, a meno che il Comune di Milano non intenda già considerarsi capoluogo della “Repubblica padana” e non voglia tornare a distinguere legalmente – come avveniva prima della Costituzione Italiana, tra figli legittimi e “bastardi”.
Mi auguro ovviamente che ciò non avvenga, anche perché conosco bene Mariolina Moioli, assessore alla Famiglia, alla Scuola e alle Politiche Sociali del Comune di Milano e collaborando con lei quando era direttore generale al Ministero della Pubblica Istruzione avevo sempre apprezzato la sua linearità nel rispetto delle leggi.
*Vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
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