Quando negli anni Ottanta venne promulgata la legge istitutiva dell’indennità di comunicazione, le malattie genetiche rare erano ancora poco conosciute e studiate e quindi non vennero considerate nel quadro normativo riferito a tale indennità. «A distanza di più di vent’anni – è la riflessione di Daniela Mignogna – non sarebbe il caso che il Legislatore intervenisse ad eliminare la grave disparità di trattamento esistente tra categorie deboli, non tutelate allo stesso modo e con la stessa intensità, con palese violazione del principio di uguaglianza sancito dalla nostra Carta Costituzionale? L’indennità di comunicazione, infatti, proprio per la sua funzione intrinseca, non può essere limitata ai soli soggetti affetti da sordità, ma dev’essere estesa anche a tutti coloro che, pur non essendo sordi, non saranno mai in grado di esprimersi, neppure a gesti!»