Si parla di dislessia in caso di difficoltà significativa nell’apprendimento della lettura in presenza di un livello cognitivo e di un’istruzione adeguati e in assenza di problemi neurologici e sensoriali.
I bambini con dislessia sono intelligenti, non hanno problemi visivi o uditivi, ma non apprendono a leggere in modo sufficientemente corretto e fluido: infatti le loro prestazioni nella lettura risultano nel complesso molto al di sotto del livello che ci si aspetterebbe in base all’età, alla classe frequentata e al livello intellettivo generale. Queste difficoltà solitamente condizionano anche in modo pesante le prestazioni scolastiche.
Come si manifesta la dislessia
La lettura può essere piuttosto veloce, ma presentare numerosi errori (omissioni di parole o parti di parola, confusioni, inversioni, sostituzioni di parti di parola o di intere parole), oppure può essere nel complesso sufficientemente corretta, ma molto lenta (non viene automatizzata la decodifica grafema-fonema).
Spesso i bambini dislessici manifestano difficoltà nel comprendere quanto leggono e nelle materie di studio devono rileggere più volte il brano per capirne il contenuto.
Bisogna quindi considerare due parametri fondamentali nella valutazione della lettura: la correttezza e la rapidità.
Sulla base del tipo di errori e dei tempi di lettura esistono sottoclassificazioni dei vari tipi di dislessia (ad esempio, secondo il cosiddetto Metodo Bakker: lettura molto lenta ma corretta P, o lettura piuttosto veloce, ma con numerosi errori L, oppure lenta e scorretta M).
Spesso alla dislessia sono associate ulteriori difficoltà, quali la disortografia, la disgrafia e, a volte, lievi difficoltà nel linguaggio orale (fatica a recuperare termini appropriati o a memorizzare parole nuove) e nel calcolo (soprattutto mentale, oppure nella memorizzazione delle tabelline).
Prevalenza
In Italia è dal 3 al 5% ovvero in una classe di 25 bambini è probabile che 1 o 2 manifestino il disturbo. Nei Paesi di lingua anglosassone arriva invece fino al 17%.
Sembra che il problema riguardi più i maschi che le femmine.
Un disturbo ancora poco riconosciuto
Il problema della dislessia risulta evidente in seconda-terza elementare (alcuni segni si possono per altro già osservare nella scuola materna, come la presenza di significative difficoltà nel manipolare i suoni nelle rime, nelle filastrocche…).
Non sempre gli approfondimenti diagnostici vengono svolti tempestivamente (ancora tanti bambini accedono infatti ai servizi alla fine della scuola elementare o alla scuola media), a causa di una sbagliata interpretazione o sottovalutazione del problema (si parla ancora di pigrizia, demotivazione, disagio psicologico).
Disagi psicologici, difficoltà comportamentali e demotivazione nei confronti della scuola si ritrovano a volte associati al disturbo, ma rappresentano dei correlati o delle conseguenze della dislessia, non la causa.
Funzioni implicate
La dislessia deriva da una cattiva attivazione e organizzazione di una serie di funzioni che, se ben coordinate, permettono di passare dalla percezione di un testo scritto all’identificazione delle lettere e delle parole e poi all’estrazione di un significato. Le funzioni deficitarie implicate nel processo possono essere diverse nei diversi casi e con esse varia la gravità del disturbo.
Le principali funzioni implicate nella lettura sono quelle di tipo linguistico e visuo-percettivo.
– Funzioni linguistiche: ridotta capacità di percepire, distinguere e manipolare i suoni del linguaggio (deficit fonologico e metafonologico); difficoltà nel distinguere chiaramente i suoni che compongono le parole, nell’associare il suono alla lettera corrispondente, nel mettere insieme i suoni per formare parole.
– Funzioni di percezione visiva e di focalizzazione attentiva: deficit di processamento percettivo dell’informazione visiva (inversioni di lettere, errori di specularità, percezione delle parole sovrapposte o in movimento) o uditiva, con ridotta abilità di focalizzazione su singoli elementi escludendo quelli di sfondo.
Cosa si può fare?
Riabilitazione
Un trattamento riabilitativo tempestivo consente di rafforzare o riattivare le funzioni deficitarie e di potenziare le altre presenti. Sono possibili due tipi di intervento:
– puntare sull’automatizzazione dei processi di lettura (aumento della correttezza e rapidità nell’accesso al testo);
– aiutare il bambino ad utilizzare le strategie acquisite, ad organizzarsi meglio di fronte a testi complessi e a mettere in atto accorgimenti che lo aiutino nello studio.
Scuola
Gli insegnanti dovrebbero conoscere il problema e tenerne conto nella valutazione degli elaborati scritti dei bambini e nella presentazione delle prove di verifica (ad esempio accordarsi con il bambino riguardo alla lettura ad alta voce in classe, non penalizzandolo in caso di errori o lentezza; nei compiti scritti, poi, concedere un po’ di tempo in più rispetto alla classe nello svolgimento dei testi, invitare il bambino ad autocorreggere il testo, tenere distinta la valutazione della forma da quella del contenuto; nelle prove di verifica scritte, infine, presentare i testi in un carattere piuttosto grande e su pagine non troppo dense).
A volte è necessario l’insegnante di sostegno, a volte è superfluo (dipende da diverse variabili, di cui lo specialista tiene conto: numero di bambini in classe, presenze delle insegnanti, gravità del disturbo, disposizione psicologica del bambino e delle insegnanti ecc.).
Famiglia
Spesso i bambini con dislessia non sono autonomi nello svolgimento dei compiti a casa ed è faticoso per un genitore seguirli in attività che generalmente sono molto pesanti. In alcuni casi è necessaria la presenza di una persona esterna che segua il bambino a casa; in altri, quando il disturbo non è troppo evidente, è bene che il bambino impari ad organizzarsi il più possibile in autonomia (utilizzando anche ausili, quali il registratore o il computer).
Trattamenti riabilitativi effettuati presso l’IRCCS “Eugenio Medea” – Associazione La Nostra Famiglia di Bosisio Parini (Lecco)
Metodo logopedico tradizionale
Esso punta sull’allenamento del processo di lettura, sull’attivazione di abilità linguistiche correlate e sul miglioramento delle abilità metafonologiche (percezione, costruzione, manipolazione suoni).
Adeguato per bambini più piccoli, con difficoltà di apprendimento della lettura e della scrittura e difficoltà linguistiche associate. Durata: 1-2 anni.
Metodo Bakker
Prevede l’utilizzo del personal computer che presenta al bambino parole di diversa lunghezza, complessità e frequenza da leggere in tempi molto brevi. Agisce soprattutto sulle funzioni legate all’analisi visiva, all’attenzione e alla capacità di “mettere a fuoco” rapidamente e correttamente le parti da leggere.
Adeguato per bambini di diversa età, con difficoltà di lettura, con e senza difficoltà di scrittura associate. Durata: almeno 4 mesi.
Metodo Geiger-Lettvin
Si tratta di un trattamento che si può fare a casa. Il bambino dovrebbe lavorare autonomamente e scegliere il tipo di attività che preferisce, ma che non è abituato a fare. Prevede:
– l’utilizzo di una mascherina che si fa scorrere sul testo e che favorisce la focalizzazione della parola da leggere, mascherando tutto quello che sta intorno;
– l’esecuzione di compiti di coordinazione oculo-manuale fine, che permettono al bambino di lavorare in uno spazio percettivo ristretto (ad esempio scrivere, copiare, infilare perline, cucire, modellismo, lego ecc.).
Adeguato per bambini di qualsiasi età, in particolare per quelli che hanno anche difficoltà in ambito visuopercettivo e attentivo-visivo. Durata: almeno 6 mesi.
*Responsabile del Servizio di Neuropsicologia dei Disturbi dell’Apprendimento dell’IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) “E. Medea” di Bosisio Parini (Lecco).
**Responsabile del Servizio di Neuropsichiatria Infantile dell’IRCCS “E. Medea” di Bosisio Parini (Lecco).
***Psichiatra dell’IRCCS “E. Medea” di Bosisio Parini (Lecco).
****Direttore sanitario dell’IRCCS “E. Medea” di Bosisio Parini (Lecco).
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