Nulla su di Noi senza di Noi: e in politica?

di Giorgio Genta*
Di fronte a una stagione politica segnata dal potere di far pendere la bilancia a favore di uno schieramento o dell'altro da parte di piccoli o piccolissimi partiti, c'è una categoria sociale come quella delle persone con grave disabilità che ben poco ha ottenuto. Forse perché mancano parlamentari con disabilità che siedano alla camera o al Senato?

Espressione pensierosaLa tormentata stagione politica che volge al tramonto sarebbe stata caratterizzata, a parere di molti, dallo strapotere reale rispetto al vero peso elettorale di piccoli o piccolissimi partiti, capaci comunque, con le loro esigue rappresentanze, di far pendere la bilancia a favore di uno schieramento o dell’altro.
Categorie sociali talvolta composte da poche decine di migliaia di persone avrebbero quindi ottenuto innegabili benefìci da questa sorta di “politica del ricatto”.
Esiste tuttavia una categoria sociale – composta da milioni di persone se si considerano anche le loro famiglie o comunque da centinaia di migliaia secondo i calcoli più restrittivi – che nulla ha in pratica ottenuto da tanto “mercanteggiare nel tempio”: sono le persone con disabilità e in particolare quelle con disabilità grave.
A questo punto qualche attento cronista parlamentare sarà certamente pronto ad elencare proposte di legge, pareri di commissioni, provvedimenti del governo, iniziative dell’opposizione in materia, ma il risultato non cambia: se vi sono state delle novità (positive), le persone con disabilità e le loro famiglie non se ne sono accorte.

Ma perché tutto questo? Perché le persone con disabilità non sono rappresentate in Parlamento! Urla sdegnate (se mai queste righe saranno lette da alcuno!) da parte di chi si considera, in Parlamento, depositario dei nostri interessi. Ma chi sono i nostri rappresentanti là dove pochi voti, almeno sino a ieri, potevano realizzare un alleggerimento delle nostre fatiche e dei nostri dolori? Quanti “parlamentari con disabilità” (meglio se grave) siedono alla Camera o al Senato? E quanti “eletti” hanno invece costruito le loro fortune politiche “anche” sulle promesse fatte alle persone con disabilità?
Per inciso ricordiamo un allora ministro che a seguito di una dura polemica sui giornali ci convocò a Roma, per poi farci parlare con un funzionario, che non sapeva nulla in materia… Chissà, forse è rimasto famoso per quello che poteva fare, e non ha fatto, per le persone con disabilità.
Vogliamo cambiare questo stato di cose? Al solito le domande sono molte. C’è qualcuno che voglia provare a rispondere?

*Federazione Italiana ABC (Associazioni Bambini Cerebrolesi).

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