«Il Paese soffre di una sorta di “male endemico”, quello cioè di far vivere due sistemi: uno inclusivo, che si traduce poi nell’occupazione delle persone con disabilità in posti ordinari, l’altro segregante, il cui simbolo sono gli istituti, che succhiano risorse e che per le famiglie rappresentano spesso l’ultima spiaggia, laboratori protetti celati sotto altre forme, anche sotto la forma della cooperazione».
Sono parole del presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), Pietro Barbieri, pronunciate a Firenze in occasione della prima tappa del viaggio di conoscenza delle varie realtà legate alla disabilità, avviato dal ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero e del quale abbiamo riferito nei giorni scorsi (se ne legga nel testo Il senso comune dei diritti, disponibile cliccando qui).
«Che le politiche siano chiare, limpide e nette – ha dichiarato poi Barbieri – creando opportunità di vivere insieme agli altri e non separati, come è anche nello spirito della recente Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. E questo deve avvenire anche nelle Regioni, che grazie alla riforma del Titolo V della Costituzione si vedono assegnate ampie possibilità di azione nel campo dell’inclusione e della vita indipendente».
Uno dei temi sui quali ha più insistito il presidente della FISH è quello del lavoro, rispetto al quale ha sottolineato: «L’occupazione è la sfida. Il tasso di disoccupazione tra le persone con disabilità è molto alto, specie tra chi convive con problemi psichico-relazionali o con gravi disabilità fisiche. E tuttavia bisogna sempre ricordare che produrre reddito è essere all’interno della società, non produrne è essere esclusi da essa».
In tal senso, per agevolare l’occupazione, secondo Barbieri si deve far riferimento anche alla strada dei servizi di mediazione che facciano comprendere ai datori di lavoro come e quanto possa essere produttiva la persona con disabilità. (S.B.)
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