XXI secolo: il diritto allo studio nelle università di Milano

Continuiamo il nostro approfondimento dedicato all'accessibilità e all'accoglienza delle persone con disabilità nelle università italiane, chiedendolo direttamente ad alcuni di loro. Dopo aver parlato delle università di Roma, ci dedichiamo questa volta a tre atenei di Milano

Qual è lo stato dell’accessibilità – intesa in senso ampio e non limitatamente alle barriere architettoniche – delle università italiane? Abbiamo già incominciato la settimana scorsa a rispondere a questa domanda, prendendo in considerazione tre diversi atenei romani (si legga XXI secolo: il diritto allo studio nelle università di Roma, disponibile cliccando qui), questa volta ci occupiamo di Milano.
La tecnica di analisi utilizzata è ancora quella dell’intervista agli studenti con disabilità. Ne abbiamo raccolte tre – riguardanti rispettivamente la Bicocca, la Cattolica e il Politecnico – e perciò il quadro che proponiamo, come già nel caso di Roma, non vuole certo essere esaustivo di tutte le realtà universitarie della città. Ma ha un carattere indicativo importante.

Bicocca: accessibile ed efficiente
La Bicocca è la seconda università statale di MilanoMarco Rasconi si è laureato nel marzo di quest’anno in Economia e Commercio alla Bicocca, la seconda università statale di Milano, dove si era iscritto nove anni fa. Si dice abbastanza soddisfatto del percorso di studi intrapreso. Volontario per la Sezione UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) locale, vorrebbe diventare un insegnante.

Come funziona l’ufficio universitario dedicato agli studenti con disabilità?
«Funziona molto bene e non ha particolari carenze. Si occupa di trasporti, assistenza e accompagnamento, registrazione e sbobinatura delle lezioni, assistenza durante gli esami e altro ancora».

Com’era invece la situazione nove anni fa, al momento della tua immatricolazione?
«Il servizio era visto come una sorta di “appendice” della Segreteria e dunque era effettivamente un po’ carente. In seguito, invece, è stato dato – saggiamente – in gestione a due persone che hanno a cuore i problemi della disabilità, uno perché lui stesso disabile e l’altro per la sua esperienza di servizio civile. Sono loro il punto di forza di tale servizio: infatti, lo hanno sviluppato seguendo le esigenze e i bisogni delle persone con disabilità, tramite un confronto diretto con queste ultime».

Gli edifici universitari sono accessibili?
«Completamente».

Quali sono le principali difficoltà che hai incontrato nel tuo percorso studentesco?
«Fortunatamente solo quelle che può incontrare un qualunque studente. Penso infatti che l’università italiana sia incentrata sul docente e non sull’insegnamento».

Come ti immagini un servizio completo che metta tutti in grado di accedere alle possibilità offerte agli studenti?
«Ritengo che il servizio offerto dall’Università Bicocca sia completo e sufficientemente flessibile, in grado di adattarsi sia alle esigenze di una persona con disabilità motoria grave, come me, che a quelle di un qualunque altro disabile, indipendentemente dalla sua patologia».

Cattolica: un buon Ufficio Disabili
Riccardo Rutigliano studia all'Università CattolicaRiccardo Rutigliano è invece laureando in Lettere Moderne alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore alla quale è iscritto dal 1993. «Ho frequentato per i primi due anni. Ora vado solo per gli esami o per i colloqui con i professori e i tutor», ci spiega.
Dopo aver sostenuto ventitré esami, Riccardo può dirsi soddisfatto del suo percorso di studi, «nonostante le molte difficoltà incontrate nel corso degli anni». Il suo scopo è quello di entrare nel mondo del giornalismo o della narrativa.
Anche a lui chiediamo come funziona l’ufficio universitario dedicato agli studenti con disabilità. «Funziona molto bene e non presenta a mio avviso carenze. Si occupa di trasporti, assistenza, informazioni di orientamento, intermediazione con professori e tutoring».

Ma com’era la situazione nel 1993?
«Non esisteva nulla di specifico e di organizzato per gli studenti con disabilità, anche se già c’erano gli obiettori di coscienza che accompagnavano gli studenti alle aule e facilitavano la frequenza soprattutto delle persone con disabilità sensoriale. Inoltre, si occupavano dei contatti con i docenti».

E oggi?
«L’Ufficio Integrazione Studenti Disabili permette una presa in carico completa e articolata dello studente con disabilità».

E per quanto riguarda l’accessibilità degli edifici?
«Nella sede centrale di Largo Gemelli l’accessibilità – già totale per l’ala più recente – è diventata soddisfacente anche per la struttura più antica. Nelle altre sedi ho riscontrato buona accessibilità nelle strutture di Via Carducci e al PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) in Via Pagliano. Ricordo un’accessibilità difficoltosa nella sede di Via Sant’Agnese (l’ascensore era strettissimo), ma vi manco da alcuni anni e la situazione potrebbe essere cambiata».

Quali sono le difficoltà principali che incontri nella vita studentesca?
«Prima dell’avvento dell’Ufficio Integrazione Studenti Disabili, avevo grosse difficoltà a reperire informazioni sugli esami, a contattare i docenti, a trovare libri e appunti… ma soprattutto a impostare una valida strategia di studio! Per quanto poi riguarda l’aspetto della socializzazione, almeno fino a quando sono riuscito a frequentare, non ho riscontrato limitazioni in questo ambito».

Quali sono i punti di merito della tua università, rispetto all’accoglienza degli studenti con disabilità, che ti sentiresti di valorizzare?
«Sicuramente il fatto di farli sentire “persone” e di trasmettere loro l’interesse nell’aiutarli a portare a compimento i percorsi di studio, spesso tortuosi, interrotti o ingarbugliati».

Come ti immagini un servizio completo che metta tutti in grado di accedere alle possibilità offerte agli studenti?
«L’unica lacuna che mi viene in mente è che non tutta l’Università è fruibile da un disabile non accompagnato, come può essere il mio caso di distrofico che si sposta da solo su una carrozzina elettrica. Penso ad esempio alle biblioteche, alla libreria interna, al bar, alla mensa… tutte accessibili, ma con un aiuto».

Politecnico: non mi posso lamentare!
Gabriele D'Imporzano è recentemente diventato ingegnere informatico al Politecnico di MilanoChiudiamo infine la nostra esplorazione con una testimonianza dal Politecnico, quella di Gabriele D’Imporzano, laureatosi il 5 marzo dello scorso anno in quelle aule, diventando ingegnere informatico. Gabriele si era iscritto nel 2003 ed è soddisfatto del suo percorso di studi che ora sta proseguendo con una laurea specialistica.

Come funziona l’ufficio universitario dedicato agli studenti con disabilità?
«È specializzato in assistenza e intermediazione con i professori e con le altre strutture del Politecnico. C’è anche una persona che si occupa di stage e inserimenti lavorativi. Se dovessi individuarvi delle carenze, dovrei forse parlare di qualcosa di “fisiologico”. Voglio dire, in altre parole, che il Politecnico non è nato come struttura adatta alle persone con disabilità. E tuttavia, negli ultimi anni, soprattutto grazie a questo ufficio, molto è stato fatto per l’accessibilità, l’assistenza e l’accompagnamento. Per quanto riguarda i trasporti, invece, si è cercato di fornire qualche soluzione, ma è stata abbandonata presto. Tale problema, infatti, non è facilmente risolvibile, specialmente perché gli orari delle lezioni sono molto variabili».

Com’era la situazione nel 2003, quando ti sei iscritto?
«Ho trovato delle difficoltà, l’accoglienza non è stata troppo buona. Solo dopo i primi mesi le cose hanno cominciato a funzionare, anche grazie ad alcuni cambiamenti avvenuti all’interno dell’Ufficio Disabili. Oggi, dunque, la situazione è cambiata decisamente e in meglio. Posso sempre contare sul servizio di accompagnamento e sulla disponibilità dell’ufficio a risolvere contrattempi e imprevisti. Noto una buona organizzazione, un buon coordinamento degli accompagnatori e la disponibilità per il disbrigo delle pratiche burocratiche».

Gli edifici universitari sono accessibili?
«Non tutti lo sono facilmente e tuttavia anche qui sono state apportate delle modifiche, aggiungendo passerelle dove l’accesso era problematico».

Quali sono le difficoltà principali che hai incontrato nella tua vita studentesca?
«Non ho avuto molti rapporti con i miei compagni di corso, un po’ a causa della mia timidezza, un po’ per difficoltà intrinseche legate al movimento in carrozzina. Per quanto poi riguarda gli aspetti legati alla socializzazione, devo dire che ho sempre avuto un ottimo rapporto con gli accompagnatori, che sono ex obiettori e studenti che lavorano per l’Università nelle famose “centocinquanta ore”. Ho vissuto invece qualche difficoltà con i compagni».

Rispetto all’accoglienza degli studenti con disabilità, quali sono i punti di merito della tua Università che valorizzeresti?
«I professori si sono sempre dimostrati molto disponibili (se penso ad alcuni del liceo…), l’Ufficio Affari Generali è sempre disposto a risolvere quei problemi logistici che purtroppo ogni tanto possono presentarsi e l’Ufficio Disabili è un buon punto di appoggio per ogni cosa».

Come ti immagini un servizio completo che metta tutti in grado di accedere alle possibilità offerte agli studenti?
«Non so rispondere. Posso dire che all’inizio è stato utile contattare il Preside di Facoltà. Mi sentirei anche di suggerire un’attenzione continua a quello che non va. Generalmente parlando, poi, si può insistere sull’accessibilità, ma bisogna riconoscere che sono stati fatti sforzi enormi, con risultati accettabili. Allo stato attuale, dunque, non ho motivo di lamentarmi del Politecnico».

*Testo già apparso nel n. 162 di «DM», giornale nazionale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e qui ripreso per gentile concessione di tale testata.

Già pubblicato:
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