Nel corso della conferenza stampa di martedì 1° aprile trasmessa da RAI Due, il candidato premier Silvio Berlusconi, stimolato da una domanda della conduttrice, ha esplicitamente fatto propria la proposta di prepensionamento di cinque anni per chi accudisce – a casa – un familiare infermo.
A una prima lettura il passaggio potrebbe essere considerato, e in effetti lo è, un passo avanti verso la risoluzione del problema posto dai genitori dei disabili gravi. Tuttavia, l’onnicomprensività e la genericità dell’annuncio fatto dal leader del Partito del Popolo delle Libertà lascia temere che possa trattarsi di un mero messaggio di propaganda elettorale. Così come è stato enunciato, infatti, il provvedimento riguarderebbe potenzialmente centinaia di migliaia di persone, cioè in realtà nessuno, a causa della sua insostenibilità economica.
Assai interessante, quindi, sarebbe sentire da Berlusconi stesso in quali termini esatti andrebbe considerata la proposta per poter divenire un provvedimento realizzabile, e a tal fine gli indirizziamo direttamente la seguente lettera aperta.
Gentile Presidente,
come genitore di una ragazza con disabilità grave ho ascoltato con vivo interesse la conferenza stampa cui ha partecipato martedì sera su RAI Due. Mi ha particolarmente interessato il suo accenno alla possibilità di concedere cinque anni di prepensionamento a chi accudisce domiciliarmente un anziano infermo.
La sensibilità che ha dimostrato nel proporre il provvedimento, tuttavia, risulta sminuita dalla genericità dei termini da lei utilizzati. Se infatti il provvedimento concedesse tale possibilità a tutti coloro che assistono a casa un anziano infermo o inabile, si tratterebbe di una misura del tutto inattuabile a causa dei costi chiaramente insostenibili: potenzialmente, infatti, riguarderebbe centinaia di migliaia di persone.
Sarebbe assai bello e interessante, quindi, che lei precisasse meglio il suo pensiero, per evitare fraintendimenti in relazione ai possibili destinatari di tale provvedimento. Molte delle Associazioni che rappresentano le persone con disabilità e le loro famiglie ritengono, ad esempio, che per essere davvero realizzabile e sostenibile nella spesa, tale facoltà dovrebbe essere concessa ai genitori che assistono domiciliarmente i loro figli con disabilità grave.
Confidando di leggere il suo pensiero in materia, le porgo i migliori saluti da parte delle famiglie delle persone con disabilità grave.
*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).
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