«Proteggere la salute dal cambiamento climatico»: è stato questo il tema della Giornata Mondiale della Sanita, celebrata anche quest’anno il 7 aprile scorso, data di nascita dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che in tale occasione ha festeggiato il suo sessantesimo compleanno.
Com’è ormai abbastanza noto, negli ultimi cinquant’anni le attività umane – specie la combustione dei carburanti fossili – hanno liberato quantità tali di anidride carbonica (CO2) e di altri gas serra in modo tale da avviare un’alterazione del clima globale. In particolare le concentrazioni di CO2 sono aumentate del 30% rispetto ai tempi preindustriali, “intrappolando” più calore negli strati più bassi dell’atmosfera.
La temperatura di superficie globale media è aumentata poi dello 0,65% negli ultimi quarant’anni e gli ultimi undici anni sono stati tra i più caldi di sempre.
I rischi per la salute legati al cambiamento climatico sono molteplici. Nei Paesi europei il pericolo va dalle ondate di calore cui può essere esposta la popolazione (si calcola che nell’estate del 2003 vi sia stato un eccesso di mortalità di 35.000 persone) al rischio di introduzione di malattie infettive emergenti o di reintroduzione della malaria e di altre patologie tropicali (chikungunya, dengue ecc.) a causa della tropicalizzazione del clima.
L’innalzamento dei livelli del mare aumenta poi il rischio di inondazioni delle coste e di spostamenti forzati di intere popolazioni, ricordando che più del 60% della popolazione mondiale vive attualmente entro 60 chilometri dal mare. In tal senso alcune delle regioni più vulnerabili sono il delta del Nilo in Egitto, il delta del Gange in Bangladesh e molte piccole isole dell’Oceano Indiano (come le Maldive) e del Pacifico (ad esempio le Isole Marshall e Tuvalu).
E ancora, la frequenza dei più aggressivi cicloni tropicali è aumentata nel Nord Atlantico dagli anni Settanta e può crescere ancora.
Nei Paesi poveri, infine, la siccità, le eccessive precipitazioni e le inondazioni porteranno ad un aumento di malattie trasmesse dall’acqua che già uccidono centinaia di migliaia di persone.
Scegliendo questi temi, l’OMS ha voluto richiamare i Governi degli Stati Membri ad uno sforzo per realizzare attività industriali e organizzare la vita sociale – specie i trasporti – in modo compatibile con la salute della popolazione mondiale in un contesto di collaborazione internazionale, coinvolgendo la percentuale più ampia di popolazione nello sforzo di stabilizzare il clima.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha invitato dunque tutti i Paesi ad organizzare eventi e dibattiti per pubblicizzare i vari temi legati all’impatto del cambiamento climatico sulla salute, stimolando la partecipazione del maggior numero possibile di aziende, industrie, instituzioni e organizzazioni. (Walter Pasini)
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