Due formidabili rimedi antiangoscia

di Giorgio Genta*
Una valida assistenza domiciliare integrata e co-progettata con la famiglia e un "dopo di noi" a misura di persona con disabilità grave priva di un sufficiente supporto familiare: ecco due formidabili rimedi anti-angoscia per le famiglie in cui vi sia una persona con grave disabilità

Una manifestazione del 2007 negli Stati Uniti per ottenere servizi in favore delle persone con grave disabilitàNella tradizionale domanda – talvolta esplicita, più spesso sottintesa – di chi viene a contatto per la prima volta con una “famiglia con disabilità grave” e che suona più o meno «Come fate a vivere in una situazione del genere?», c’è sempre un forte riferimento all’ansia e all’angoscia che accompagnano tale stato esistenziale.
Ma tale “accompagnamento” è reale? E se reale, è “obbligatorio”? No, non sempre, non obbligatoriamente, non nel modo che si crede possa essere. Qualche volta, però, è drammaticamente vero. Cerchiamo dunque insieme di capire meglio.

Innanzitutto cerchiamo di definire quale significato dare alle parole, partendo da quello tradizionale, consueto, del linguaggio di tutti i giorni.
Chiamiamo ansia uno stato emotivo di tensione, di allarme, di sensazione di non essere all’altezza della situazione, di precarietà. E angoscia l’aggravamento e l’enfatizzazione della precedente situazione ansiosa.
Perché l’ansia e l’angoscia possano essere correlate ad una situazione di disabilità grave è intuitivo. Ma esse sono sovente più riferibili ai familiari – essenzialmente ai genitori – che non alla persona con disabilità stessa. E riguardano il presente, ma ancor più il futuro.

Se dall’esterno ci chiedono «Come fate a vivere in una situazione del genere?», noi rispondiamo «come faremmo a vivere senza?», intendendo con questo due cose.
La prima è che la disabilità anche grave è una condizione di vita e può essere persino considerata una “normale” condizione di vita; che c’è vita anche nella disabilità più estrema e che può anche essere “una buona vita”, la miglior vita possibile.
La seconda è che pensiamo che sarebbe difficilissimo, se non impossibile, vivere senza la disabilità grave in casa, cioè senza avere in casa la figlia o il figlio  gravissimo oppure, mille volte peggio, senza averlo più.
Queste considerazioni aiutano a trasformare l’ansia in qualcosa di positivo e di costruttivo e a contenerla entro limiti “non usuranti”.
L’angoscia, invece, riguarda essenzialmente il futuro e qui molto può essere fatto, sia da parte della famiglia che della società: poter disporre, ad esempio, di servizi adeguati dedicati alla persona con disabilità grave e poter contare su questi servizi anche quando i genitori non ci saranno più.

Dunque, una valida assistenza domiciliare integrata e coprogettata con la famiglia e un “dopo di noi” a misura di persona con disabilità grave priva di un sufficiente supporto familiare: ecco due formidabili rimedi anti-angoscia.

*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).

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