Creare una risposta alla carenza culturale e informativa sul problema dei thalidomidici che, pur essendo conosciuti in tutto il mondo, sono stati completamente “esonerati” dall’attenzione pubblica nel nostro Paese.
Sono questi, da sempre, gli obiettivi della TAI (Associazione Thalidomidici Italiani), nata in seguito ad un fenomeno che cominciò nel 1956, in seguito all’immissione nel mercato di alcuni farmaci contenenti il principio attivo chiamato appunto talidomide e che vide la nascita di circa 20.000 bambini nati malformati a causa dell’assunzione dl tale farmaco in gravidanza da parte delle madri (solo 10.000 bambini riuscirono a sopravvivere). Nel 1962 furono vietate le vendite in Italia di tali prodotti, con notevole ritardo rispetto ad altri Paesi europei.
Da qualche tempo, poi, il farmaco è stato reimmesso nel mercato per la sua utilità nella cura di malattie come la lebbra, il mieloma multiplo o altre ancora e alla luce della sua storia così socialmente nefasta, urge sempre un’efficace informazione ai cittadini italiani.
Ad oggi si stima che nel nostro Paese i soggetti thalidomidici siano circa duecento, molti dei quali noti e iscritti alla TAI, la quale ultima si occupa anche di altre malformazioni (amelìe, dismelìe) che hanno origini e cause diverse dalla talidomide.
L’importanza dei contatti con l’estero, per chi si occupa di queste problematiche, è testimoniata anche dagli ospiti che animeranno la prossima Assemblea Nazionale della TAI, prevista per sabato 19 aprile a Padova (presso il Centro Servizio del Volontariato, Via dei Colli, 4, ore 10), vale a dire Nick Dobrik, inglese e Moni Eisenberg, tedesca, rappresentanti dell’ICTA (International Contergan Thalidomide Alliance), che illustreranno i programmi futuri di tale federazione. (S.B.)
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