«Forse è giunto il momento di richiamare alla serietà e alle responsabilità di ruoli e competenze tutti gli attori coinvolti dal nuovo Regolamento Europeo 1107/2006 sul volo aereo delle persone con disabilità».
Questo il commento di Luisella Bosisio Fazzi, presidente del CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità), rispetto alla disavventura che nei giorni scorsi ha avuto per protagonista, suo malgrado, un giovane con disabilità, come ha riferito anche il quotidiano «La Stampa».
Giuliano Taccola, dunque, è un ricercatore universitario che si occupa di neurobiologia a Trieste e che dopo essere stato invitato a partecipare ad un evento a Roma, in occasione della Prima Giornata Nazionale delle Persone con Lesioni al Midollo Spinale, si mette alla ricerca di un aereo. Taccola è paraplegico, a causa di un incidente avvenuto tredici anni fa e pur essendo autosufficiente, ha bisogno di assistenza, in particolare per salire su una carrozzina più stretta della sua che passi sul corridoio dell’aereo.
A questo punto la compagnia Air One lo avverte: per salire al bordo deve presentare al check-in un nullaosta sanitario, compilando uno specifico modulo. Giuliano lo legge e oltre alle diverse richieste tecniche sul tipo di assistenza necessaria, vi trova anche l’avvertenza che un medico deve firmare una dichiarazione, secondo cui «il passeggero è fisicamente idoneo a intraprendere il viaggio aereo di cui sopra, non è contagioso né affetto da malattie che possano causare disagio o disturbo agli altri passeggeri».
Il giovane ricercatore ha già viaggiato in aereo molte volte, ma nessuno gli ha mai chiesto nulla del genere. Acquista perciò il biglietto, si reca all’aeroporto e lì, dopo il check-in, alcuni agenti gli chiedono di seguirli in infermeria, dove un medico lo osserva, gli pone alcune domande, esamina il certificato sulla sua malattia (!) che Giuliano porta sempre con sé e firma la liberatoria per il viaggio.
«Un simile trattamento – dichiara a questo punto Taccola – è in totale contrasto con le regole internazionali IATA (International Air Transport Association). La Risoluzione 700 di quest’ultimo ente, ad esempio, prevede che non sia affatto necessario alcun certificato specifico per i passeggeri disabili che hanno bisogno di assistenza speciale in aeroporto o solo per le operazioni di sbarco e imbarco».
Che cosa risponde Air One? «Che le normative internazionali danno facoltà di intervenire in maniera più restrittiva». E citando il Manuale ECAC n. 30 (l’ECAC è l’European Civil Aviation Conference), si precisa che «se siamo più rigorosi, è per tutelare il singolo e i passeggeri».
Di fronte a questo comportamento non usa mezzi termini Bosisio Fazzi, che recentemente (come riferito anche dal nostro sito nel testo disponibile cliccando qui) ha partecipato ad un convegno a Bruxelles in cui si è parlato proprio del Manuale ECAC n. 30, oltre che del nuovo Regolamento Europeo 1107/2006, che dovrà categoricamente entrare in vigore in tutta Europa dal 26 luglio prossimo: «Il documento citato da Air One non parla in alcuna parte di certificazioni mediche e non autorizza quindi la compagnia a richiedere una dichiarazione sull’eventuale contagiosità. Fermo restando che sarò pronta a fare ammenda, se AirOne potrà esibire prove contrarie, in questo momento posso solo definire questo atteggiamento come incivile e carente di conoscenza delle regole internazionali sul volo aereo delle persone con disabilità. E in ogni caso, da parte nostra, voglio ricordare che dopo il 26 luglio non sarà più accettato alcun comportamento in contrasto con il nuovo Regolamento Europeo».
Resta solo da ricordare ancora una volta che per l’Italia è l’ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) a coordinare l’azione informativa sul nuovo Regolamento e a raccogliere ogni segnalazione di disguidi, disservizi o comportamenti “anomali”, come quello appena raccontato. A questo scopo è stato attivato anche uno specifico indirizzo di posta elettronica, che invitiamo tutti ad usare quando necessario (diritti.passeggeri.disabili@enac.rupa.it). (Stefano Borgato)
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