Ha attraversato e raccontato tutto il mondo, dall’Africa all’Himalaya, ma il suo viaggio più importante lo sta forse compiendo a fianco di una malattia come la sclerosi multipla.
È il noto documentarista Pierluca Rossi, che giovedì 22 maggio, all’interno di Ethicae, Festival del Volontariato e della Cittadinanza Attiva di Modena [il nostro sito ha presentato questo evento con il testo disponibile cliccando qui, N.d.R.], sarà ospite dell’incontro denominato Il viaggio nel tempo sospeso, organizzato dalla UISP modenese (Unione Italiana Sport per Tutti), dove parlerà delle sue esperienze di viaggio e della convivenza con la malattia, rispondendo alle domande del giornalista Roberto Serio, direttore di Modena Radio City-Vivo.
Toscano, quasi 46 anni, Rossi è uno dei documentaristi più conosciuti in Italia. Nella sua vita ha visitato ben centoventi Paesi di tutti i continenti e li ha raccontati con video e fotoreportage diffusi dai principali media nazionali.
Ha attraversato in bicicletta i 200 chilometri del ghiacciaio Vatnajokull in Islanda. Ha volato in parapendio sulle dune del Temet, in Niger. Ha percorso in camper i 30.000 chilometri che separano la Toscana e la regione indiana del Sikkim. Una vita sempre in movimento.
Poi, un giorno di tre anni fa, un formicolio alla mano. Rossi pensa ai tre chili e mezzo di telecamera che tanto frequentemente si è portato a spasso per il mondo, ma si sbaglia, in realtà è l’inizio della sclerosi multipla.
Per Rossi è stato «un camion, un tram, un treno in faccia», che però non gli ha tolto la voglia di viaggiare – è appena tornato, infatti, da una spedizione di due mesi nel Sahara – e di raccontare non solo le sue avventure per il mondo, ma anche la sua vita di malato.
«Voglio provare a raccontare tutto – scrive Rossi nel diario che tiene sul sito Sclerosi-Multipla.com, ripercorrere quello che mi ha portato qui, raccontare ciò che sarà. Senza la paura di uscire dai binari del politicamente corretto, senza la paura di critiche o rimproveri, perché scriverò come ho fatto sino a ora, senza pensare che qualcuno possa leggere o a chi lo farà. Non voglio neanche preoccuparmi di dare una scansione temporale logica. Andrò avanti e indietro nel tempo, in questo tempo sospeso, in piena libertà, come ho sempre cercato di vivere».
«Voglio raccontarlo, questo tempo sospeso – continua Rossi – l’effetto primo di sapere che la vita che conoscevi non esiste più. Il percorso che serve per approdare a una nuova esistenza, la traversata delle terre morte, l’accettazione di una condanna comminata senza colpa. Voglio provare a spiegare chi siamo noi malati all’esercito dei sani, poveri normodotati a cui una vita spesso banale non permette di vedere oltre l’orizzonte». (Ufficio Stampa Agenda)
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