I freddi mesi invernali del 2000 ribollivano delle turbolente manifestazioni dei cittadini con disabilità di Israele. Quella che era incominciata come una lotta per l’innalzamento delle pensioni era andata molto oltre, contribuendo a fare inserire nell’agenda della politica le questioni della disabilità e della discriminazione.
Settanta giorni e settanta notti di frastuono che hanno portato ad una vera e propria “rivoluzione” nella stessa mentalità delle persone con disabilità, portandoli a capire che il potere di generare un cambiamento era nelle loro mani…
Ma a questo punto bisogna fare un salto indietro nel tempo e nello spazio, di circa una quindicina d’anni, andando a Memphis, nel Tennessee (Stati Uniti), dove mi ero recata per motivi di studio.
In quel luogo straniero una delle prime agenzie ad accogliermi era stata il Centro per la Vita Indipendente (The Memphis Center for Independent Living – MCIL), dal quale avevo ricevuto importanti informazioni, oltre alla fornitura di una carrozzina di ricambio quando la mia si ruppe improvvisamente. E il tutto semplicemente porgendomi una mano amichevole e di benvenuto.
Lì, per la prima volta in vita mia ho potuto celebrare l’indipendenza, l’eguaglianza, l’amicizia. Lì, per la prima volta, ho potuto celebrare me stessa.
Il Centro per la Vita Indipendente di Memphis fa parte di un gruppo di circa mille strutture simili operanti negli Stati Uniti. Il fondatore del primo Centro – sorto a Berkeley nel 1970, presso l’Università della California, fu Ed Roberts, tetraplegico dall’età di tredici anni, che insieme a una comunità di altri studenti con diverse disabilità, cominciò a sviluppare proprie strategie di advocacy [tutela giuridica, N.d.R.] per le persone con disabilità che vivevano in quel luogo e che avevano incontrato grandi problemi nel tentativo di aumentare al massimo la loro indipendenza e l’integrazione nella società.
I loro motti erano: «Nulla su di Noi senza di Noi» – «Le etichette appartengono alle bottiglie, non alle persone» – «Le persone con disabilità sono l’unica minoranza in cui ognuno potrebbe ritrovarsi nel giro di un momento».
Per quanto poi riguarda la filosofia della Vita Indipendente, essa rivendica che:
– le persone con disabilità costituiscono una minoranza soggetta all’oppressione sociale, privata dei propri diritti, e discriminata;
– per cambiare questo stato di cose, le persone con disabilità devono organizzarsi e supportarsi tra loro;
– solo le persone con disabilità conoscono i loro bisogni e come essi debbano essere soddisfatti.
Era praticamente scontato, a quel punto, che su tali basi germogliasse a Gerusalemme un gruppo di lavoro per la parità dei diritti delle persone con disabilità a seguito delle manifestazioni del 2000 di cui raccontavo inizialmente.
E proprio a partire da quell’anno tale gruppo prese il nome di Disabled Now – “Il movimento per i diritti delle persone con disabilità” i cui primi centri di azione sono stati una serie di abitazioni private, caffè e centri dei movimenti giovanili.
La Vita Indipendente come ideologia, come sistema di vita e come filosofia è un’idea davvero nuova in Israele e lavorare per essa nel nostro Paese costituisce realmente una sfida. La nostra società, infatti, è spiccatamente militarista ed “è meglio” quindi essere forti, in salute, belli ecc. ecc.
Questo comporta differenti implicazioni sul modo in cui si guarda alla disabilità. Ci sono lenti cambiamenti (la legge sull’accessibilità, ad esempio, è stata approvato proprio nel 2007), ma resta ancora molto da fare.
Il nostro lavoro si organizzava – e si organizza tuttora – su tre livelli fondamentali:
– Attività per generare un cambiamento sociale, su questioni quali l’accessibilità dei marciapiedi o dei mezzi pubblici, l’inserimento lavorativo supportato dall’assistenza personale, la partecipazione ai processi legislativi e altro ancora.
– Attività di pubbliche relazioni, che guardano in particolare ai servizi, alle organizzazioni, agli enti e alle singole persone, allo scopo di cambiare l’immagine che ha la società delle persone con disabilità, coinvolgendone altre a diventare membri attivi dell’associazione.
– Momenti di formazione interna sui diritti e su come massimizzarli, sull’empowerment [rafforzamento della propria consapevolezza, N.d.R.] e sulla conoscenza della storia delle lotte condotte dalle persone con disabilità in tutto il mondo.
Dopo tutte queste premesse il desiderio di istituire un Centro per la Vita Indipendente a Gerusalemme si era davvero diffuso. L’idea venne studiata nel corso di incontri interni, con discussioni infinite per identificare i bisogni cui occorreva andare incontro. Furono elaborati piani per vari progetti e allo stesso tempo organizzammo una conferenza con le persone con disabilità e le associazioni, aperta a professionisti e familiari.
Uno steering committee [comitato di persone con compiti decisionali di tipo strategico, N.d.R.] cominciò poi ad incontrarsi regolarmente per monitorare da vicino la nascita del primo Centro per la Vita Indipendente di Israele: si trattava di una collaborazione pratica e concettuale basata su un’iniziativa del tutto pioneristica.
Il compleanno ufficiale del Centro per la Vita Indipendente di Gerusalemme risale al 2003. Fu in quel momento, infatti, che prendemmo possesso del piccolo ufficio al numero 43 di Emek Refaim Street, una sorta di “sottomarino”, dove per tre anni abbiamo sperimentato, compiuto errori e cercato di imparare da questi ultimi.
Attivisti, amici e persone care hanno lavorato, faticato e scrutato da vicino e da lontano per osservare la crescita a Gerusalemme di una comunità di persone con differenti disabilità che stavano cercando di dimostrare di poter essere in grado di creare e sviluppare i servizi di cui loro stessi avevano bisogno.
Che le persone con disabilità, in sostanza, potevano gestire tali servizi e influenzare gli enti che solitamente li erogano.
Poi abbiamo risolto la questione del “sottomarino” e il nostro sogno di trasferirci in uno spazio fisico più ampio è diventato realtà dopo quattro anni. Alla fine di aprile del 2007, infatti, è stato ufficialmente aperto il Centro per la Vita Indipendente di Gerusalemme, dove possiamo svolgere le nostre attività e fornire i nostri servizi, quali la consulenza alla pari, corsi e incontri di formazione per le persone con disabilità, riunioni delle Commissioni per il Cambiamento Sociale per le varie aree, che includono l’accessibilità, il lavoro, la consapevolezza della comunità, il sostegno alle persone non residenti e altre iniziative di carattere sociale.
Oggi stiamo dunque mettendo insieme una orgogliosa comunità di persone con diverse disabilità, che stanno lavorando per generare un cambiamento nella società israeliana e sull’atteggiamento di quest’ultima di fronte alla disabilità, attraverso gruppi di lavoro sulle varie tematiche e sviluppando servizi e attività per il tempo libero.
Solo collegandoci tra di noi e aprendoci all’ambiente circostante questo luogo potrà davvero servire come centro di iniziative che contribuiscano ad un reale cambiamento sociale.
La conoscenza e l’esperienza che abbiamo raggiunto sarà messa a disposizione delle organizzazioni e dei gruppi che si identificheranno nei nostri obiettivi e che vorranno istituire altri Centri per la Vita Indipendente.
*Direttore del Centro per la Vita Indipendente di Gerusalemme.
Traduzione e adattamento a cura di Giuliano Giovinazzo e Stefano Borgato.
Una prima versione di questa traduzione è già apparsa nel sito della FAIP (Federazione Associazioni Italiane Para-tetraplegici).
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