Il tema del collocamento mirato al lavoro delle persone con disabilità è stata la maggiore criticità – in particolare per quanto riguarda il passaggio dei 18 anni e il termine dell’integrazione scolastica – denunciata dalle famiglie e dalle loro associazioni all’Istruttoria sulle Politiche per il Superamento dell’Handicap del Comune di Bologna, nel gennaio scorso e a tutt’oggi rimane forte la richiesta dell’attivazione dei cosiddetti Accordi di Programma – previsti dall’articolo 17 della Legge Regionale Emilia Romagna 17/05 – che vedano la collaborazione tra gli Enti e la partecipazione delle persone con disabilità, delle loro famiglie e delle associazioni.
Con uguale forza la FISH Emilia Romagna (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) ha rivendicato ciò nel suo intervento all’interno della Prima Conferenza Regionale sul collocamento mirato al lavoro, tenutasi a Modena il 21 e 22 maggio scorso [se ne legga in questo stesso sito la presentazione al testo disponibile cliccando qui, N.d.R.].
In sostanza si può dire che la discriminante, burocratica modalità di collocamento mirato al lavoro delle persone con disabilità adottata dalla Provincia di Bologna tramite “Chiamata con avviso pubblico” per 32 posti nelle Pubbliche Amministrazioni, abbia attualmente raggiunto la sua massima distanza dai bisogni delle nostre famiglie, offrendo, oltretutto, un esempio realmente “devastante” alle Aziende Private, oltre che discriminando le persone con disabilità psichica e negando – da ben otto anni – gli Accordi di Programma, possibilmente integrati con quelli scolastici.
Infatti, a fronte dei tanti anni di richiesta di attivazione di tale strumento – previsto dalla normativa che intendeva garantire la nostra “partecipazione” – una Provincia schiacciata su logiche ministeriali autoreferenziali e distanti dai bisogni dei cittadini, adotta, predilige e sollecita uno strumento per il “collocamento mirato” che nulla ha a che fare con “il progetto individuale” – insito nello stesso titolo della Legge Nazionale 68/99, come pure previsto dalla Legge Nazionale 328/00 e dalla Legge Regionale Emilia Romagna 2/03 – risultando, con i suoi scarsi risultati, più simile ad una lotteria del tipo “gratta e vinci”.
E così sin troppe persone, in corrispondenza della fine del percorso di inclusione scolastica, continuano a “galleggiare” per anni nell’alienante attesa di un lavoro che non giunge, trovando risposte burocratiche e discriminanti, che evidenziano solamente una “politica” soggetta a logiche autoreferenziali di apparato.
Le stesse cifre parlano chiaro: le comunicazioni di assunzione tramite “Chiamata con avviso pubblico” per la Provincia di Bologna risultano essere 18 su 208 postazioni messe a bando nel 2005, 41 su 178 nel 2006 e 40 su 79 nel 2007, a fronte di oltre 4.000 iscritti e a grandi e gravi difficoltà nell’accesso ai “pubblici” prospetti aziendali ove conoscere i posti disponibili.
Vergognosamente, poi, l’Ente Pubblico – pur avendo soddisfatto le richieste delle aziende informatiche – non è in grado di fare un quadro della popolazione con disabilità che non si articoli sulle categorie visivo (2,5% circa), uditivo (4% circa) e psicofisico (93,5% circa), facendo emergere ancor più le discriminazioni tra patologie riconosciute ed altre “ammassate”, risultando perciò ancora incapace di comprendere i reali bisogni, in un quadro che dovrebbe basarsi invece sugli indici ICD10 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità [ICD 10 sta per “Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati, N.d.R.].
Alla luce di tutto ciò, la FISH Emilia Romagna e l’AICE (Associazione Italiana Contro l’Epilessia) – che sempre hanno dato il proprio contributo con spirito costruttivo e volto ad un reale miglioramento delle norme, ottenendo anche recentemente risultati concreti, come la semplificazione della certificazione sancita dalla Legge Regionale 4/08 [ne abbiamo riferito nel nostro sito con il testo disponibile cliccando qui, N.d.R.] – si rivolgono, pur senza troppe speranze, alla Provincia di Bologna, al Sindaco della città, al Presidente della Giunta Regionale Emilia Romagna e a tutte le forze politiche del Comune e della Regione, perché accolgano la richiesta di un immediato incontro.
Questo sarebbe infatti un passaggio quanto mai necessario per rifiutare la degenerazione della Legge Nazionale 68/99 e di quella Regionale 17/05 in una lotteria “gratta e vinci” di “ministeriale memoria”, confrontandoci tutti insieme per l’adozione di uno strumento previsto dalle norme che garantendoci la partecipazione, vada al soddisfacimento – mirato e individuale – dei nostri bisogni.
*Presidente nazionale dell’AICE (Associazione Italiana Contro l’Epilessia).
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