È uscito nei giorni scorsi, per i tipi dell’Editrice La Scuola, Integrazione del disabile. Radici e prospettive educative, volume molto interessante di Luigi d’Alonzo, docente di Pedagogia Speciale all’Università Cattolica di Milano ed esperto di integrazione degli alunni con disabilità.
In un momento in cui si nota un pauroso calo di attenzione culturale e soprattutto politica per questi problemi, l’opera di d’Alonzo giunge provvidenziale per risuscitare il dibattito culturale sui problemi specifici della didattica del processo d’integrazione.
L’opera si suddivide in quattro capitoli, i primi tre dei quali dedicati alle competenze professionali per comprendere la personalità degli alunni con disabilità, ai loro problemi educativi ed esistenziali e al dolore, ma anche alla speranza, loro e delle famiglie.
Il quarto capitolo, invece, che occupa quasi metà dell’opera, rigurda il progetto globale di vita cui l’integrazione scolastica deve saper preparare, vita comunque non facile e nella quale gli educatori debbono saper lentamente introdurre l’alunno.
Ciò che però che distingue questo lavoro da tanti altri sullo stesso tema, è la caratteristica di aver effettuato, per ogni capitolo, una raccolta antologica dei brani più significativi degli antesignani dell’educazione delle persone con disabilità. E così siamo via via guidati a leggere brani di Edouard Séguin, Jean-Marc-Gaspard Itard, Maria Montessori e Lev. S. Vygotskij.
L’attenzione nella scelta cade poi anche sulle specificità derivanti dalle diverse tipologie di minorazioni. E quindi per i ciechi si trovano scritti di Louis Braille ed Enrico Ceppi, per i sordi di Giulio Tarra e Antonio Provolo, per gli alunni con disabilità intellettiva di Giuseppe Montesano e Sante De Santis e tanti altri, anche più recenti.
Al termine della lettura si comprende dunque come vi sia una continuità di pensiero fra i promotori, nei secoli scorsi, dell’educazione speciale e quanti oggi pensano e lavorano per l’integrazione nelle scuole comuni. Ciò aiuta a comprendere come la contrapposizione tra sostenitori delle scuole speciali e dell’integrazione nelle scuole comuni debba continuare a rimanere desta, non tanto ai princìpi informatori della didattica, quanto alle modalità didattiche e organizzative dell’educazione delle persone con disabilità.
E questa consapevolezza è importante in un momento come questo, in cui la maggiore distrazione dei politici su questi problemi potrebbe indurre qualcuno di loro, a causa anche di episodi di cattiva organizzazione dell’integrazione, a vagheggiare il ritorno alle scuole speciali, magari sotto mentite spoglie di neoistituzionalizzazioni più efficienti e meno costose dell’integrazione nelle sezioni e classi comuni delle scuole di ogni ordine e grado.
Ciò sarebbe grottesco, proprio ora che l’Italia è riuscita a far penetrare questi concetti anche nell’articolo 24 (dedicato appunto all’inclusione scolastica) della recente Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, approvata alla fine del 2006 e in attesa di ratifica da parte del nostro Governo.
*Vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
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