Gli autobus sono accessibili, le fermate no…

Una situazione quasi paradossale è quella che si verifica nella Provincia di Lucca, dove, nonostante la presenza di alcuni moderni autobus pienamente accessibili alle persone in carrozzina, la mancata omologazione delle fermate da parte della Provincia e dei Comuni della zona impedisce alle persone con disabilità di usufruire di un servizio pubblico. Un caso di discriminazione da sanare quanto prima possibile

I Comuni non mettono a norma le fermate, il personale non può rischiare, l’azienda di trasporti se la cava con una circolare… E a patirne le conseguenze sono naturalmente le persone con disabilità, ovvero – come sempre – i soggetti più deboli della catena…

Disegno di Silvio Pautasso e Giorgio Valentini, di proprietà della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), tratto dalla campagna «Muscoli di cartone»La segnalazione di questa storia “molto italiana” ci arriva da un lettore di Lido di Camaiore (Lucca), protagonista anche di un reclamo ufficiale nei confronti della Società Vaibus di Lucca che cura il trasporto in autobus in tale Provincia.
Il problema è facile da raccontare: le persone in carrozzina non possono salire sugli autobus della Provincia perché la stragrande maggioranza delle fermate non sono a norma, salvo quelle pochissime che diventano una specie di “lotteria”, «con buona pace – sottolinea il nostro lettore – dei diritti alla pari dignità sociale e all’uguaglianza davanti alla legge, sanciti dal’articolo 3 della nostra Costituzione».

A fare assumere alla vicenda tinte ancor più paradossali, vi è poi il fatto che recentemente la Società Vaibus ha presentato sette nuovi mezzi ecologici, con bassissime emissioni inquinanti e la pedana meccanica per le carrozzine. Si tratta, nel dettaglio, di veicoli da 210.000 euro l’uno che possono inclinarsi sul lato discesa alla fermata (sistema kneeling).
«Ma attivare i dispositivi per la salita non è possibile, se non previa omologazione della fermata da parte dell’ente preposto alla valutazione della sicurezza, in precedenza la Motorizzazione Civile, attualmente la Provincia», come scrive l’Ufficio Relazioni con il Pubblico di Vaibus nella risposta al reclamo del nostro lettore, aggiungendo che «il problema è ben noto alla Provincia ed è stato oggetto di ripetute sollecitazioni da parte di questa società; in sostanza si tratta di effettuare un sopralluogo e verificare, insieme all’ente proprietario della strada, in genere il Comune, i necessari eventuali interventi per rendere possibile la movimentazione della pedana (autobus interurbani) o della rampa (autobus urbani) e quindi emanare la relativa autorizzazione».

Un “blocco burocratico”, dunque, ma presumibilmente anche errori di progettazione, ciò che in ogni caso non cambia l’assurdità della faccenda, come la stessa Vaibus ammette: «Pur capendo che è un assurdo avere autobus dotati di pedana (che oltretutto ha un costo di installazione e manutenzione particolarmente elevato) e non poterli usare, non possiamo autorizzarne l’utilizzazione da parte del personale che risponderebbe direttamente di eventuali incidenti che l’uso di detti dispositivi potesse causare».

L’auspicio è che gli Enti Locali della zona – sollecitati da più parti, come consigliamo di fare anche ai nostri lettori – provvedano quanto prima a sanare questa grottesca situazione, fermo restando che al momento non possiamo far altro che convenire con il nostro lettore, quando scrive: «Ma è costituzionale impedire ad un cittadino di usufruire di un servizio pubblico?». (Stefano Borgato)

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