Proprio ieri, da queste stesse colonne, Salvatore Nocera, vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), aveva fatto partire una precisa richiesta al Ministero della Pubblica Istruzione, chiedendo chiarezza sulla questione dei tagli preannunciati nel settore della scuola, per capire da una parte se essi interesseranno o meno l’insegnamento di sostegno, dall’altra se ci sia l’intenzione di riprendere i vari “percorsi interrotti” in ambito di integrazione scolastica (continuità didattica dei docenti di sostegno precari; formazione iniziale e obbligatoria in servizio di quelli curricolari sull’integrazione stessa; mancata assistenza igienica da parte dei collaboratori scolastici; eventuale riconvocazione dell’Osservatorio Scolastico Ministeriale, con la presenza delle associazioni e altro ancora, per cui rimandiamo alla lettura di quel testo).
Questo per restare alla disabilità. Da altre parti, invece, arriva una richiesta più generale di risposte chiare di fronte ad un sistema della scuola pubblica ritenuto «interamente a rischio», per restare alle parole di Francesco Scrimma, segretario della CISL Scuola.
Ebbene, leggiamo oggi con piacere che alcune “risposte” erano già arrivate, sia dal ministro Mariastella Gelmini, sia dalla Commissione Cultura della Camera, per bocca della deputata Gabriella Giammanco.
Forse troppo rapidamente, però, per riguardare i temi di cui parlavamo all’inizio. Il settore, infatti, è ben altro, anche se sempre di «ordine e di uguaglianza sociale tra i giovani» si parla, ovvero quella stessa uguaglianza sociale che da anni chiediamo per tutti gli studenti con disabilità.
In sostanza, ha dichiarato l’onorevole Giammanco, «contro la sfida delle griffe, contro le pance scoperte a otto anni e i pantaloni a vita bassa a dodici, contro la moda a tutti i costi che va dal quaderno trendy fino allo zainetto, ben venga il vecchio grembiule. Quello tradizionale, nero con il colletto bianco, guarnito di fiocco azzurro per i maschi e rosa per le femmine: omologante, democratico, socialmente educativo».
«Un’idea sicuramente da prendere in considerazione – secondo il ministro Gelmini – le cui sottese motivazioni sono convincenti, e non solo per un fatto di ordine, ma anche di uguaglianza sociale tra i ragazzi fin dalla giovanissima età. Dare le pari condizioni di partenza può essere una proposta interessante ed è molto curioso che venga da una delle più giovani parlamentari italiane».
A questo punto è sin troppo facile cadere nel cosiddetto “tuttaltrismo”, come proprio ieri lo ha definito il portale internet del quotidiano «La Stampa», parlando di «quel blasonato dibattito secondo cui i problemi sono sempre altri rispetto a quello di cui si parla».
Non ci attesteremo dunque sulle posizioni di Federconsumatori e del Coordinamento Genitori Democratici, che hanno fatto notare come il ministro «dovrebbe pensare ai tagli ai bilanci della scuola e non perdersi dietro questioni di cotonella nera e di fiocchi di seta». Ben lungi da noi, che anzi potremmo anche ricordare con tenerezza quelle “stagioni dei grembiuli”.
Non saremo certo noi a sottovalutare la serietà di problemi come quelli legati al “bullismo”. Non possiamo certo permettercelo, considerando anche che sin troppo spesso le vittime sono state proprio persone con disabilità, protagonisti loro malgrado di vicende da noi puntualmente denunciate.
Chiaramente, però, non possiamo nemmeno trascurare dichiarazioni come quella di David Meghnagi, psicologo della Terza Università di Roma, secondo il quale «non possiamo pensare di intervenire sul sintomo senza aggredire la causa». Ovvero che «nella scuola di oggi i docenti non sono rispettati, i presidi sono esautorati del loro ruolo dirigenziale, i genitori spesso si trasformano in “sindacalisti dei figli”. Questo è il problema: la fine di un principio di autorità che non può essere recuperato semplicemente ripristinando una divisa, sia pur come elemento portatore di un ordine intrinseco».
Questioni nient’affatto secondarie, dunque, alle quali apriamo sin d’ora le pagine del nostro sito per discuterne con chiunque lo vorrà.
Eppure, ci sono alcune parole del ministro Gelmini sulle quali non possiamo sorvolare e che ci tornano sempre alla mente: «Dare le pari condizioni di partenza può essere una proposta interessante…».
Ecco, proviamo a partire veramente da qui, Signor Ministro? «Pari condizioni di partenza» realmente per tutti gli studenti?
Per il grembiule poi si vedrà. Grembiule griffato, immaginiamo…
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