Si chiama M.ai.soli (Mutuo aiuto solidale) ed entrerà in funzione a Bologna dal 1° agosto un nuovo punto di riferimento per tutte le famiglie che si prendono cura dei congiunti non autosufficienti, iniziativa promossa dallo SPI-CGIL del capoluogo emiliano.
Lo scopo della nuova associazione è ben preciso: favorire cioè la domiciliarità delle persone non autosufficienti, intesa «non come lo stare a casa, ma come il vivere a casa – come spiega il segretario generale dello SPI (Sindacato Pensionati Italiani) di Bologna, Bruno Pizzica – e contrastare la solitudine in cui spesso si trovano le famiglie con un congiunto non autosufficiente».
Tra le tante attività di cui si occuperà M.ai.soli – dalla tutela dei diritti degli assistiti all’aiuto nei contenziosi – un occhio di riguardo andrà ai percorsi di regolarizzazione del rapporto tra la “badante” e la famiglia, su cui il nuovo servizio si propone di “colmare un vuoto” nel sistema dell’assistenza.
«Oggi – continua Pizzica – il riconoscimento dell’invalidità, gli assegni di accompagnamento e di cura coprono circa 16.000 persone sul territorio bolognese, di cui circa 9.000 in città. Tra queste, Bologna offre servizi “veri” a 3.800 persone, attraverso le case protette, le RSA (Residenze Sanitario-Assistenziali) e i Centri Diurni. Per quanto poi riguarda l’assistenza domiciliare offerta dal Comune e dall’ASL, essa riguarda 2.200 persone, per un totale di 500.000 ore all’anno, equivalenti a 4 o 5 ore alla settimana. Di qui l’esplosione del fenomeno “badanti”, che ora le famiglie vanno a cercare per lo più attraverso canali informali».
Molte assistenti, poi, lavorano in nero e, come sottolinea il neopresidente di M.ai.soli Giovanni Melli, «si tratta di fare chiarezza sui contratti e le ore di lavoro, per prevenire eventuali contenziosi e trovare un’armonizzazione che renda il lavoro meno conflittuale e più qualificato».
Lo sportello del nuovo servizio (sito in Via Alessandrini, 2 e aperto tutte le mattine dalle 9 alle 12) sarà pienamente operativo dal mese di settembre, offrendo informazioni sul reperimento delle assistenti e mettendo a disposizione anche una serie di moduli utili per regolarizzare i momenti del rapporto con la lavoratrice, dalla richiesta delle ferie a quella degli straordinari, fino alle tabelle su cui riportare le ore di lavoro svolte.
Quanto alla situazione della non autosufficienza a Bologna, le proiezioni del Comune parlano chiaro: la città è tra le più anziane d’Italia, con 100.000 ultrasessantacinquenni su 373.000 abitanti e nei prossimi anni la crescita riguarderà soprattutto gli ultraottantenni, che dagli attuali 32.000 diventeranno circa 50.000 nel 2020. «Un segno – secondo Pizzica – che il rischio di un’esplosione della non autosufficienza è sostanziale».
*Notizia ripresa dall’Agenzia «Redattore Sociale» e qui riprodotta per gentile concessione.
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