«Da più parti vengo sollecitato a rivolgermi a trasmissioni satiriche o a comici più o meno famosi per pubblicizzare il problema, ma resto convinto che per far valere i propri diritti ci si debba rivolgere alle Istituzioni, altrimenti vuol dire che abbiamo veramente toccato il fondo…».
Così ci scrive lo stesso lettore che qualche mese fa ci aveva segnalato la situazione quasi paradossale verificatasi in Provincia di Lucca, ove, nonostante la presenza di alcuni moderni autobus pienamente accessibili alle persone in carrozzina, la mancata omologazione delle fermate da parte della Provincia e dei Comuni della zona continua a impedire alle persone con disabilità di usufruire di un servizio pubblico.
Riprendiamo rapidamente i fatti già raccontati nel giugno scorso, senza dover cambiare quasi una virgola, anche perché, purtroppo, la situazione è rimasta sostanzialmente immutata.
Le persone in carrozzina non possono dunque salire sugli autobus della Provincia lucchese perché la stragrande maggioranza delle fermate non sono a norma, salvo quelle pochissime che diventano una specie di “lotteria”, con buona pace dei diritti alla pari dignità sociale e all’uguaglianza davanti alla legge, sanciti dall’articolo 3 della Costituzione e anche, più recentemente, dalla Legge 67/06, riguardante Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni.
A fare assumere alla vicenda tinte ancor più paradossali, il fatto che recentemente la Società Vaibus di Lucca – curatrice del servizio – ha presentato sette nuovi mezzi ecologici, con bassissime emissioni inquinanti e la pedana meccanica per le carrozzine: tutti veicoli da 210.000 euro l’uno che possono inclinarsi sul lato discesa alla fermata (sistema kneeling).
«Ma attivare i dispositivi per la salita non è possibile, se non previa omologazione della fermata da parte dell’ente preposto alla valutazione della sicurezza, in precedenza la Motorizzazione Civile, attualmente la Provincia», come aveva reso noto a suo tempo, con una nota ufficiale, l’Ufficio Relazioni con il Pubblico di Vaibus, aggiungendo che «il problema è ben noto alla Provincia ed è stato oggetto di ripetute sollecitazioni da parte di questa società; in sostanza si tratta di effettuare un sopralluogo e verificare, insieme all’ente proprietario della strada, in genere il Comune, i necessari eventuali interventi per rendere possibile la movimentazione della pedana (autobus interurbani) o della rampa (autobus urbani) e quindi emanare la relativa autorizzazione».
Un “blocco burocratico”, dunque, ma presumibilmente anche errori di progettazione, ciò che in ogni caso non cambia l’assurdità della faccenda, come la stessa Vaibus aveva ammesso: «Pur capendo che è un assurdo avere autobus dotati di pedana (che oltretutto ha un costo di installazione e manutenzione particolarmente elevato) e non poterli usare, non possiamo autorizzarne l’utilizzazione da parte del personale che risponderebbe direttamente di eventuali incidenti che l’uso di detti dispositivi potesse causare».
A distanza di oltre due mesi, lo stesso nostro lettore di Lido di Camaiore ci scrive quasi sconsolato: «Ormai la penosa diatriba si trascina da un anno e nonostante le ripetute assicurazioni ricevute da parte di più rappresentanti degli enti coinvolti, a tutt’oggi è impedito a un utente che desideri usufruire del servizio pubblico e che necessiti della pedana elevatrice, di poter salire sugli autobus urbani ed extraurbani».
Una discriminazione, dunque, che continua in modo quasi grottesco e una situazione che, pur non avendo ambizioni “da comici”, seguiremo fino a quando non sarà stata concretamente risolta dagli Enti Locali della zona. (S.B.)