«Il mondo dell’associazionismo impegnato nel campo dei diritti delle persone con disabilità, negli ultimi quaranta anni, è venuto arricchendosi di un numero sempre crescente di nuovi soggetti. Ciò è stato frutto di una maggiore specializzazione delle associazioni nelle problematiche delle specifiche tipologie di minorazione e dell’integrazione delle persone con disabilità nei diversi ambiti della vita sociale. Questo ha fatto sì che le nuove associazioni si siano sempre più venute differenziando dalle cosiddette “associazioni storiche” operanti nel settore degli invalidi, sorte prima o subito dopo la seconda guerra mondiale che, in base alla cultura socio-politica del tempo, erano “associazioni di categoria”, cioè associazioni di ciechi, sordi, invalidi civili, invalidi del lavoro, invalidi per servizio [grassetti nostri, qui e nelle citazioni successive, N.d.R.]».
Incomincia così il testo della proposta di legge promossa dal deputato dell’UdC Antonio De Poli, recentemente depositata all’esame della Commissione Affari Sociali della Camera, e continua in tal modo: «A partire dagli anni ’60, quando, accanto ai bisogni materiali, le persone con disabilità cominciarono a rivendicare anche i diritti civili all’eguaglianza e alla non discriminazione in tutti i campi della vita, a partire dall’inserimento nelle ordinarie strutture scolastiche, a quelle delle normali organizzazioni lavorative, sino a quelle del tempo libero, culturali e del turismo, le persone con disabilità e i loro familiari cominciarono a sentire il bisogno di organizzarsi liberamente in forme nuove e più specifiche. L’Organizzazione Mondiale della Sanità superava la vecchia logica “della invalidità” per distinguere culturalmente le minorazioni dall’invalidità e dall’handicap. Anche il legislatore ha fatto propri questi nuovi concetti. Così il Parlamento ha approvato nel 1992 la legge n. 104 sui diritti delle persone “handicappate”, che giuridicamente sono entità diverse dagli “invalidi”, tanto è vero che, accanto all’accertamento dell’invalidità civile, della cecità e della sordità, effettuato ai fini del diritto all’assistenza sociale secondo i principi della Legge n. 118 del 1971, la legge n. 104 del 1992, all’articolo 4, ha introdotto una nuova commissione per l’accertamento dell’handicap, i cui risultati producono effetti giuridici distinti e diversi da quelli dell’accertamento dell’invalidità».
Alla “ricostruzione storica” segue poi una constatazione, ovvero che nonostante il Decreto del Presidente della Repubblica 616/77 avesse riveduto le funzioni delle “associazioni storiche”, togliendo loro la configurazione di soggetti pubblici, esse «però avevano mantenuto nei loro statuti le funzioni di tutela e di rappresentanza dei propri iscritti e premevano per poter estendere tali poteri a tutti gli invalidi, suddivisi nelle tre categorie dei ciechi, dei sordi e degli invalidi. Ciò, malgrado fossero dei soggetti di diritto privato, permise loro di ottenere norme “singolari ed eccezionali” di favore che consentivano ai loro rappresentanti di sedere nelle commissioni per l’accertamento dell’invalidità e per l’assunzione lavorativa obbligatoria e di accedere a copiosi finanziamenti pubblici per “lo svolgimento delle loro finalità associative”. […] Tutto ciò ha determinato a loro favore una “posizione dominante” nel campo dell’associazionismo».
Facile quindi intuire – secondo la proposta di De Poli – «la situazione di svantaggio in cui si trovano le altre associazioni e i loro soci, specie se tali associazioni si trovano in conflitto con quelle “storiche”. La “posizione dominante” dovuta alla particolare normativa di favore e ai copiosi e crescenti finanziamenti pubblici ha fatto sì che le “associazioni storiche” aumentassero sempre il numero dei loro iscritti, alcuni dei quali si sono trovati iscritti d’ufficio, quali soci, al termine delle visite collegiali, senza neppure rendersene conto».
Inoltre il testo intende evidenziare come la situazione italiana sia «anomala rispetto agli altri Paesi dell’Unione europea, dove non si riscontra in nessuna associazione una concentrazione di potere come quella delle “associazioni storiche”. Si pensi che, nonostante la legge n. 675 del 1996 sulla tutela dei dati personali, e il successivo codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo n. 196 del 2003, le “associazioni storiche” continuano a pretendere dalle commissioni per l’accertamento dell’invalidità i dati personali di quanti si sottopongono a visita collegiale, avvalendosi del disposto dell’articolo 8, quarto comma, della legge n. 118 del 1971, sulla cui legittimità il Garante per la protezione dei dati personali ha avanzato serie perplessita».
La proposta, dunque, intende «ristabilire la parità giuridica di tutte le associazioni operanti nel campo della disabilità», mirando anche «a risolvere democraticamente il problema dell’interlocuzione politica delle numerosissime associazioni, prevedendo l’istituzione della Consulta nazionale per il superamento dell’handicap, composta dai rappresentanti delle associazioni di e per disabili e dalle loro aggregazioni».
Infatti, conclude il testo, «i tempi sono maturi, e, come si è visto, il legislatore ne è pienamente consapevole, per “liberalizzare” un mondo che è cambiato moltissimo dal dopoguerra a oggi e che ha bisogno di una nuova, diversa e più ampia rappresentatività che esprima in maniera più democratica la complessa società in cui viviamo, portatrice di interessi e di tutele più ampi e più ricchi di specificità». (S.B.)
Ricordiamo anche che un’analoga proposta era stata presentata nella primavera del 2007 dall’allora deputato dell’Italia dei Valori Federico Palomba (se ne legga, sempre in questo sito, al testo disponibile cliccando qui).
Articoli Correlati
- L'integrazione scolastica oggi "Una scuola, tante disabilità: dall'inserimento all'integrazione scolastica degli alunni con disabilità". Questo il titolo dell'approfondita analisi prodotta da Filippo Furioso - docente e giudice onorario del Tribunale dei Minorenni piemontese…
- Una proposta di legge per l'uguaglianza tra le associazioni È quella presentata recentemente dal deputato Federico Palomba e denominata "Disposizioni per l'eguaglianza tra le associazioni costituite per la rappresentanza e la tutela delle persone affette da minorazioni, nonché istituzione…
- Una buona cooperazione allo sviluppo fa bene a tutte le persone con disabilità «Se con i progetti di cooperazione internazionale allo sviluppo - scrive Giampiero Griffo, concludendo la sua ampia analisi sulle azioni in questo settore - verrà rafforzata la voce delle persone…