Non perdiamo la speranza. A chi deve guardare e a chi deve rispondere chi educa e si educa? A un ministro o a chi cresce? A chi cresce. E deve farlo guardando oltre, avanti, non fermandosi cioè a quello che vede ora, non solo al fatto che “chi cresce è”, ma aprendosi al domani, a ciò che sarà.
È la cosiddetta dimensione “profetica” di don Lorenzo Milani, propria dell’educazione (educare/educarsi). Chi cresce non può essere solo “commentato”, magari sapientemente, per quello che è; deve ricevere indicazioni per quello che forse sarà… E chi educa non è un “commentatore” – di diagnosi, di valutazioni istantanee, cioè di quell’istante… Ha il dovere di aprire varchi, o almeno spiragli, di ispirare luoghi in cui andrà chi cresce e non chi educa.
Deve trasmettere non nozioni, ma un sentimento misto di curiosità e di sfida. Non è il custode o il padrone di un tesoro, neanche culturale. È un attento osservatore degli orizzonti, per “fiutare” le speranze.
Non può accontentarsi e neanche accontentare, perché chi cresce non va accontentato: deve andare oltre. Quando arriva un po’ di sconosciuto (un soggetto non diagnosticato o con diagnosi non chiara; un soggetto particolare per i comportamenti o per la cultura di provenienza), chi educa dev’essere contento. È come quando in un villaggio sperduto arrivava un viaggiatore, uno straniero, che portava novità e notizie, anche difficili da capire.
Benvenuto l’imprevisto!
*Delegato (ProRettore) del Rettore per gli studenti dell’Università di Bologna con “bisogni speciali”.
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