I maori e la guerra quotidiana dei genitori

di Alessandra Corradi*
Non farebbe male, ai creativi della pubblicità, passare una giornata in casa di chi vive quotidianamente problemi di grave disabilità... Lo sostiene una delle fondatrici del Gruppo Genitori Tosti in Tutti i Posti, nato per cercare di semplificare - dove almeno è possibile e dove le leggi lo prescrivono - la vita di queste famiglie

La Nazionale neozelandese di rugby degli All Blacks, che ha reso popolare la danza maori «Ka Mate» «Ka Mate! Ka Mate! Ka Ora! Ka Ora!»: ricordate quella pubblicità della macchina “pensata” apposta per le mamme di oggi, quella dove alla fine dello spot c’è una squadra di mamme che fa la Ka Mate, ovvero la più celebre Haka (danza maori dove si urla a più non posso e si fanno le smorfie più tremende, resa popolare nel mondo dalla Nazionale di rugby degli All Blacks neozelandesi)?
Mi veniva da sorridere ogni volta che la vedevo: queste mamme “normali” devono affrontare una guerra quotidiana, giusto?

Beh, dicono che la pubblicità rispecchi la società e non ne sia il modello, come erroneamente si pensa. Mi piacerebbe quindi che questi creativi della pubblicità – visto che non devono fare altro che trasferire la realtà nei loro spot – passassero non dico una settimana ma un giorno (perché di più non reggerebbero) in una delle nostre case di genitori con figli gravemente disabili e che vivessero facendo esattamente le stesse cose che facciamo noi.
Scommetto che poi creerebbero una campagna pubblicitaria su un veicolo che ai Suv e ai Supercar farebbe un baffo, altro che Haka!

E già che ci siamo, pensierino per i costruttori di auto: perché non produrre un veicolo su misura per le esigenze di chi trasporta una persona con disabilità, che la pedana di sollevamento ce l’abbia di serie?
E perché – visto che di recente una famosa casa italiana ha investito un sacco per la campagna sulla sicurezza in auto (leggasi: seggiolini per bambini) – non ha pensato a tutti i bambini? Perché io devo spendere tra i 1.200 e i 2.300 euro per avere un normalissimo seggiolino da auto, quando invece una mamma “normale” va al negozio e con una cifra tra i 60 e i 300 euro se la cava, potendo, tra l’altro, scegliere tra un’infinita gamma di modelli/colori/optional?
Forse qualcuno di voi si starà chiedendo come mai un seggiolino da auto per un bambino con disabilità costi così tanto: non pensiate che sia realizzato con chissà quale materiale “tecnico” o che sia il frutto di uno studio scientifico basato su raffinati progetti, brevetti ecc. Si tratta infatti di un seggiolino comune, che passa nell’officina di una ditta specializzata la quale fornisce un qualche certificato di idoneità e – magia! – il seggiolino si trasforma in un ausilio!
Sotto questa definizione – che vuol dire “aituo”, sicuramente non economico per noi genitori – rientrano tutti i normali oggetti d’uso quotidiano: dal letto alla vasca da bagno, dalla sedia al seggiolone e via elencando.
Non parliamo, poi, di quando uno dei nostri figli inizia il percorso scolastico, a partire dal nido: tutti trovano la sedia, il banchetto, il bagno (leggi water), i libri, la lavagna, l’insegnante ecc., i nostri figli no, almeno finché i loro genitori non vincono le lunghe ed estenuanti battaglie che devono ingaggiare, a suon di raccomandate A.R., colloqui, riunioni, telefonate e spesso con la necessità di consulenze legali per arrivare a sentenze del TAR.

Tutto questo i genitori “normali” non lo vivono mai e anche per questo, poiché abbiamo deciso di dire “basta”, è nato il Gruppo dei Genitori Tosti in Tutti i Posti.

La nostra vita già è difficile per motivi di ordine medico e viene completamente stravolta e confinata negli ambulatori degli specialisti, nelle corsie degli ospedali, nelle sale d’attesa dei centri di riabilitazione; a volte siamo costretti ad affrontare lunghi viaggi e relativi soggiorni in altre città, regioni, addirittura Stati, perché, dove viviamo, non c’è quello che serve ai nostri figli.
Perchè dunque faticare anche nella vita normale, quando esistono le leggi (quasi mai applicate) che ci permetterebbero di viverla?
Ma cosa vuole fare questo gruppo? Rimando i lettori al blog che abbiamo creato (www.genitoritosti.blogspot.com). Se poi qualcuno vorrà diventare uno di noi o firmare le nostre lettere alle autorità, scriveteci (mammatosta@gmail.com).

*Componente del Gruppo Genitori Tosti in Tutti i Posti, insieme a Chiara Brigato, Cecilia Cappellini, Marina Cometto, Vincenzo Giannoccari, Marina Ingrosso, Marinella Melis, Rosalba Moia, Rossella Monaco, Luciana Pacelli e Nassiri Nejad Parastou. Il presente testo è già apparso in www.genitoritosti.blogspot.com e viene qui ripreso per gentile concessione.

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