Il motivo che ha dominato l’intera riunione dell’Assemblea del Coordinamento H per i Diritti delle Persone con Disabilità nella Regione Siciliana [tenutasi il 7 ottobre a Palermo, N.d.R.] è la tutela in ogni sua forma dei diritti delle persone con disabilità e anche la necessità di rispondere alle esigenze imposte dalla costante e preoccupante riduzione delle risorse economiche.
Appare quindi necessario riflettere sulla legislazione vigente – sia dello Stato che della Regione Siciliana – e sugli indirizzi e la programmazione esistente, rispettando le quali si può arrivare sia a una razionalizzazione degli interventi, dei servizi e quindi della spesa, sia al conseguente mantenimento della tutela dei diritti, che le stesse leggi riconoscono ampiamente e hanno consolidato nel tempo.
È necessario dunque, per evitare la frammentazione degli interventi con soluzioni “tampone”, che si parta dal fondamentale aspetto della programmazione organica e globale, che guardi i problemi in prospettiva. Risolvere le emergenze sociali vuol dire soprattutto seguire le linee-guida vigenti, per fare in modo che alle stesse emergenze si possa rispondere con provvedimenti organici e non settoriali, che abbraccino il medio e lungo periodo.
I problemi della scuola
Nel corso dell’Assemblea del Coordinamento H si sono affrontati gli argomenti attualmente più emergenti e che rendono più difficile la vita e, più in generale, l’integrazione sociale delle persone con disabilità.
Ad esempio la riduzione degli organici dei docenti specializzati crea notevoli disagi, poiché la scuola è una delle poche istituzioni che, in mancanza di servizi alternativi sul territorio, è in grado di offrire risposte più o meno soddisfacenti alle esigenze che provengono dall’area della disabilità.
In maniera più o meno pesante sono tutte e nove le province della Sicilia sono colpite da questa riduzione che vuole cancellare o sottostimare il diritto all’istruzione e alla frequenza scolastica e comunque alla necessità degli alunni con disabilità più grave di avere l’assegnazione del massimo delle ore di sostegno in deroga.
Infatti, si sono già verificati molti casi di alunni che nell’anno scolastico trascorso avevano diciotto ore di sostegno – il massimo delle ore assegnabili – mentre quest’anno si sono visti dimezzare il sostegno a nove ore, ciò che sta creando grandi disagi agli stessi alunni e ai loro familiari e anche difficoltà nei singoli istituti scolastici, che devono assicurare la frequenza scolastica, garantendo, in ogni modo, il diritto all’istruzione.
Sotto questo aspetto è possibile e anzi diventa necessario il ricorso all’azione giudiziaria, poiché vengono lesi i diritti garantiti dalla Carta Costituzionale e dalle normative vigenti, a loro volta disattese o addirittura ignorate.
E tuttavia, più che alle azioni giudiziarie – che producono sentenze per lo più a favore di chi le attiva – occorre pensare ad una pianificazione utile per tutti, che guardi agli interventi in grado di razionalizzare anche la spesa e di permettere alle Istituzioni di guardare con più attenzione e convinzione al rapporto costi-benefici.
Il grave disagio che in questo inizio di anno scolastico attraversa la scuola si sente in maniera più pesante in Sicilia, rispetto alle altre Regioni d’Italia, poiché nella nostra Isola i servizi primari sul territorio, gli indirizzi e la programmazione che la stessa Regione si è data non vengono attuati.
Storia di un Piano Triennale
Parliamo ad esempio del Piano Triennale a favore delle Persone con Disabilità della Regione Siciliana, pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana nel gennaio del 2006 e ancora non attuato, almeno nelle sue parti più significative.
Eppure esso – che è uno strumento operativo della Legge Nazionale 328/00 – contiene norme che mirano al benessere delle persone e che si occupano di tutte le fasi dell’esistenza dello stesso disabile, prevedendo una serie di servizi e di interventi per la riabilitazione, l’integrazione scolastica, l’inserimento nei corsi di formazione professionale e successivamente nel mondo del lavoro, la possibilità di fruire di servizi sociali primari (cure domestiche, comunità-alloggio, Centri Socio-Educativi, trasporto anche scolastico), oltre che in favore dell’abbattimento delle barriere architettoniche, sociali e culturali e della fruibilità del tempo libero.
Uno degli aspetti più significativi del Piano Triennale è la costituzione di un’Unità Operativa Territoriale in grado di “prendere in carico” la persona con disabilità e accompagnarla durante tutte le fasi della sua esistenza, anche indirizzandola ai servizi del territorio, dialogando e collaborando con l’équipe degli stessi servizi, favorendo, in sostanza, sia lo scambio di idee e di esperienze, sia l’indispensabile lavoro di rete.
Questa unità, composta da personale proveniente dalle Aziende USL e dai Comuni, viene individuata dallo stesso Piano nell’Unità di Valutazione sulla Disabilità (UVD) ed è molto attesa dalle stesse persone con disabilità e dai loro familiari, poiché la “presa in carico” è uno strumento essenziale per raccogliere tutte le informazioni necessarie ad evitare che con ogni istituzione cui ci si rivolga, si debba fare la propria storia e ripresentare ulteriori documentazioni.
Il Piano è perciò uno strumento essenziale sia per le persone a cui si rivolge nello specifico, sia per la collettività e le Istituzioni, che anche attraverso esso possono programmare meglio le loro attività.
Il Piano di Rientro e i fondi per la riabilitazione
È necessario, quindi, che gli Assessorati, in attesa di assumere provvedimenti specifici per l’attuazione del Piano, non si discostino da esso, emanando direttive che potrebbero apparire in contrasto o sovrapposte al Piano stesso.
In questo senso la vicenda legata al Piano di Rientro, per ridurre il deficit, di cui soffre il comparto sanitario in Sicilia, sembra che non segua alcuni parametri e modelli operativi sulla riabilitazione, previsti dal Piano Triennale. Infatti, la riabilitazione – non solo per le persone con disabilità – è una delle voci che incide maggiormente sul Bilancio della Regione Siciliana.
La riduzione del budget del 5% ai Centri accreditati presso le Aziende USL ai sensi dell’articolo 26 della Legge 833/78, della Legge 104/92 e della Legge della Regione Siciliana 16/86, ha penalizzato in maniera pesante questi stessi Centri e soprattutto le persone con disabilità particolarmente gravi che vi accedono.
Questi Centri svolgono una riabilitazione “complessa”, erogando il proprio intervento alla persona nella sua interezza, con l’impiego quindi, oltre che del medico e del fisioterapista, del logopedista, dell’assistente sociale, dello psicologo ecc. Tali figure agiscono su moduli predeterminati, con i quali si sono accreditati, ma questi stessi moduli sono pochi in tutta la Sicilia e hanno liste di attesa molto lunghe; perciò molte persone con disabilità – pur avendo il certificato di accertamento dell’handicap ai sensi dell’articolo 3, comma 3 della Legge 104/92, che sancisce la disabilità di particolare gravità – sono “costrette” a rivolgersi ai Centri di Fisiochinesiterapia in convenzionamento esterno, che in genere sono identificati in studi medici ortopedici, palestre ecc., cui si può accedere con una ricetta medica autorizzata dall’Azienda USL di riferimento territoriale.
Con l’avvento del citato Piano di Rientro, i Centri di Fisiochinesiterapia hanno però intravisto il pericolo di vedersi ridurre il budget e quindi sono cominciate le sospensioni di sedute di terapia alle persone con disabilità o la richiesta del pagamento di un contributo per ogni seduta.
Per tamponare questa vera e propria emergenza, l’Assessorato per la Sanità ha emanato una direttiva, in base alla quale gli stessi Centri potrebbero, in presenza di persone con disabilità, sforare il budget, loro assegnato dal Piano di Rientro.
C’è un decreto dell’assessore regionale alla Sanità emanato nel 2002, oltre alle stesse Linee-Guida per le attività di riabilitazione, codificate dal Ministero nel 1998 – ove si afferma che, mentre le disabilità minimali possono essere trattate dai Centri di Fisiochinesiterapia, le disabilità gravi, certificate, devono essere trattate dai Centri accreditati. Equiparando quindi gli uni alle altre, si aumenta in modo esponenziale la spesa per la riabilitazione, nonostante i segnali contrari che si vogliono introdurre con il Piano di Rientro.
La soluzione sarebbe quella di spostare la spesa, senza aumentarla, dai Centri di Fisiochinesiterapia a quelli accreditati ai sensi della Legge 104/92, aumentando i relativi moduli e garantendo, in questo modo, l’appropriatezza della riabilitazione alle persone con disabilità.
Le inadempienze degli Enti Locali
È necessario, dunque, seguire gli indirizzi e la programmazione esistenti, che hanno introdotto e rafforzato regole e modelli operativi, per avere servizi che presentino sempre di più caratteristiche di efficacia, efficienza, trasparenza, economicità e, soprattutto, qualità.
Il mancato rispetto degli indirizzi, della programmazione e della legislazione esistente fa risaltare, ancor di più, le gravi inadempienze degli Enti Locali, che non realizzano i servizi primari, lasciando i cittadini con disabilità in condizioni di vita poco dignitose e il territorio in assoluto degrado.
Nel Comune di Palermo, questa situazione si è aggravata in particolare da due anni a questa parte, poiché l’Amministrazione ha grosse difficoltà – vere o presunte – nel formare il proprio bilancio e nel reperire in esso i fondi necessari – già previsti, per altro, dalla normativa vigente – per realizzare i servizi per le persone con disabilità.
A Palermo, perciò, a parte il servizio di assistenza domiciliare, il trasporto scolastico e quello ai luoghi di terapia (che in ogni caso funzionano in maniera precaria, poiché hanno bisogno di una programmazione nel medio e lungo periodo), non esiste nulla in termini di servizi che possa offrire qualche risposta alle esigenze delle stesse persone con disabilità.
In questa situazione di emergenza sociale, i servizi aggiuntivi e innovativi, voluti dalla Legge 328/00, che dovrebbero affiancare e rafforzare gli interventi dei Comuni, vengono visti come gli unici veicoli in grado di cancellare la sofferenza dei cittadini e del territorio in cui essi vivono. E tuttavia ben pochi Distretti Socio-Sanitari hanno realizzato i servizi previsti dalle azioni che compongono i Piani di Zona. In particolare il Distretto Socio-Sanitario 42 – il cui comune capofila è Palermo – è in grave ritardo, poiché dal suo Piano di Zona sono partite poche azioni relative alla prima triennalità, mentre nella seconda triennalità il Piano di Zona col suo riallineamento ancora non è stato attuato, dal momento che non si è ancora data risposta ai rilievi procedurali e tecnici posti dall’Assessorato alla Famiglia nel giugno scorso e quindi lo stesso Piano non può essere considerato esecutivo.
Conclusioni
Una situazione di vera e propria emergenza sociale, dunque, che ha portato l’Assemblea del Coordinamento H a richiamare la necessità di svolgere azioni forti nei riguardi delle Istituzioni, oltre all’importanza di momenti unitari tra le Associazioni di tutela, sia delle persone con disabilità sia dei cittadini in genere e con l’intero Terzo Settore.
*Responsabile del Coordinamento H per i Diritti delle Persone con Disabilità nella Regione Siciliana ONLUS.
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