Unità di Valutazione Multidisciplinare: questa sconosciuta

di Giorgio Genta*
Si tratta infatti di una commissione nata per valutare situazioni sociosanitarie ad alta complessità, individuando le soluzioni utili a migliorare la salute e la qualità della vita dei cittadini con disabilità, tramite l'utilizzazione delle risorse disponibili nella rete territoriale. Poche famiglie, però, la conoscono e ancor meno ricorrono ad essa

Bimbo con disabilità davanti alla madreNon sono molte le famiglie che conoscono l’esistenza dell’UVM, l’Unità di Valutazione Multidisciplinare (rivolta ai disabili, ma anche ad altre fasce di utenza, quali gli anziani, i minori ecc.) e ancor meno quelle che ricorrono ad essa per ottenere quanto necessario, in termini di servizi, a una persona con disabilità grave. Forse sussiste ancora il pregiudizio che questa commissione si occupi solo di ricoveri in strutture o di erogazione di contributi per la non-autosufficenza, ma non è assolutamente vero.

L’UVM, infatti, è costituita a base distrettuale ed è attivabile direttamente su richiesta dei genitori (come è accaduto nel caso della famiglia di chi scrive) o tramite i servizi sociali o sanitari territoriali.
Il suo staff fisso (direttore medico distrettuale, direttore sociale distrettuale, assistente sociale, medico di base) può essere integrato da altre figure professionali e naturalmente dalla persona con disabilità o dai suoi familiari.
Scopo dell’UVM è quello di valutare situazioni sociosanitarie ad alta complessità, individuando soluzioni per migliorare la salute e la qualità della vita del cittadino con disabilità tramite l’utilizzazione delle risorse disponibili nella rete territoriale.
È ragionevole quindi pensare che le soluzioni meno costose e più efficaci – quale l’assistenza domiciliare integrata – dovrebbero essere privilegiate come intervento almeno di primo approccio alle necessità della persona con disabilità grave.

*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).

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