Anche il quotidiano «Il Secolo XIX», dunque, dopo l’articolo di Giorgio Genta da noi pubblicato il 13 ottobre scorso, intitolato Anche a Savona c’è un ponte che non è per tutti… (disponibile cliccando qui), si è occupato il 21 ottobre della vicenda riguardante la passerella mobile che permette di raggiungere la vecchia darsena del porto savonese e dei suoi montascale non funzionanti.
«Il caso dei “montascale incatenati” del ponte sulla darsena di Savona – scrive infatti Elena Romanato nell’articolo pubblicato dalle cronache locali e intitolato Darsena, ponte vietato ai disabili – è vecchio quasi di 15 anni. E da altrettanto tempo è irrisolto. Le pedane per disabili del ponte, costruito nel 1992, hanno funzionato per circa un anno. Poi si sono rotte, sono state riparate, e sono state bloccate con catene e lucchetto, per evitare che qualche vandalo di passaggio le manomettesse (cosa accaduta più volte). Ottima soluzione per preservare un bene pubblico, ma da allora i montascale sono rimasti incatenati, non funzionano e non si riesce a capire chi abbia le chiavi dei lucchetti. Il Comune, dicono da una parte. La Port Authority, dicono dall’altra. Quattro anni fa il Cesavo [Centro Savonese di Servizi per il Volontariato, N.d.R.] ha protestato presso la precedente Amministrazione, chiedendo che venissero tolte le catene e i montascale riattivati. “Ci hanno risposto che le chiavi erano andate perse” [grassetti nostri in questa e nelle successive citazioni, N.d.R.]».
Viene poi ripresa sia la dichiarazione di Antonella Rebagliati del Progetto Savona Provincia per Tutti, persona con disabilità («ho in effetti utilizzato quel montascale molti anni fa, ma poi non ha più funzionato e altre persone se ne sono lamentate»), sia la denuncia di Giorgio Genta – da noi pubblicata il 13 ottobre, come detto – che quattro anni dopo il Cesavo ha risollevato il caso, proponendo – lo ricordiamo – alcune precise domande all’Amministrazione Comunale di Savona: «Attualmente quei montascale sono funzionanti? Se non sono funzionanti, quale ne è la causa? Quali provvedimenti sono stati deliberati in materia? “Storicamente”, dalla costruzione della passerella in poi, per quali periodi i montascale hanno funzionato regolarmente?».
Ebbene, ora le risposte sembra siano arrivate al «Secolo XIX», adombrando, in sostanza, una situazione praticamente irrisolvibile, da rimandare alla già prevista costruzione di un nuovo ponte.
«Il problema di quelle pedane – ha dichiarato infatti Sergio Lugaro, presidente della Commissione Consiliare di Studio per l’Abbattimento delle Barriere Architettoniche – riguarda tutti i cittadini. Savona è una città che ha eliminato molte barriere architettoniche, ma siamo scivolati su questo problema che va risolto al più presto».
«La manutenzione ordinaria del ponte – annota poi Elena Romanato – sarebbe di competenza del Comune, quella straordinaria della Port Authority che dal 1° gennaio 2009 si dovrà occupare di tutta la manutenzione della struttura».
«L’impianto delle pedane per i disabili – dichiara in tal senso l’assessore comunale ai Lavori Pubblici Rosario Tuvè – è stato messo a posto più volte, ma essendo esposto alle intemperie e non curato, non ha mai funzionato. Dal 1° gennaio prossimo la competenza di tutta la manutenzione passerà alla Port Authority ed è per altro in fase di studio un nuovo ponte che dovrebbe risolvere il problema dell’attraversamento dei disabili».
«Quanto alle chiavi – scrive ancora Romanato – secondo l’Amministrazione, schiacciando il bottone rosso del montascale, questo dovrebbe mettere in contatto con la persona che attiva le pedane e che avrebbe le chiavi stesse. Ma il montascale è rotto e siamo daccapo. Non c’è un addetto e le chiavi non si sa dove siano».
«Dopo dodici volte che abbiamo riparato le pedane per i disabili del ponte – conclude il presidente della Port Authority Rino Canavese – perché sempre danneggiata dai vandali, ci siamo arresi. Ogni intervento di riparazione ci è costato circa 1.500 euro, soldi dei cittadini. Non credo che ci sia soluzione. Posso solo dire che nel prossimo incontro di programma cercheremo di velocizzare la pratica per arrivare al più presto possibile alla costruzione del nuovo ponte, quello detto “a filo d’acqua”, che sarà costruito in modo da essere accessibile a tutti».
Già, «soldi dei cittadini», dice bene il presidente della Port Authority, ma anche le persone con disabilità sono cittadini – è sempre bene ricordarlo – e da circa quindici anni esse si vedono preclusa la possibilità di attraversare quella struttura pubblica.
E in ogni caso, a questo punto, visti gli sviluppi della vicenda, non resta che sperare in un nuovo ponte pensato e realizzato davvero secondo i criteri della cosiddetta “progettazione universale”, senza richiedere successivi interventi di “correzione”, che tanti problemi possono creare a tutti, come ben insegna la vicenda del quarto ponte sul Canal Grande di Venezia. (S.B.)
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