Che il momento del trasporto scolastico insieme a tutti gli altri studenti sia un ottimo strumento di integrazione per quelli con disabilità è un concetto ormai pienamente condiviso. Ma forse non da tutti!
A Verona, ad esempio, succede che quattro studenti con disabilità restino letteralmente “a piedi”, che cioè per loro diventi impossibile continuare a utilizzare il pulmino della scuola perché la ULSS 20 della città scaligera revoca l’incarico all’assistente che permetteva ai ragazzi di utilizzare il pulmino stesso, dichiarando trattarsi di «una misura straordinaria di cui ora non c’è più necessità» (fonte: sito del quotidiano «L’Arena. Il Giornale di Verona»).
Prevedibile, a questo punto, il solito “palleggiamento” di responsabilità e competenze tra ULSS e Comune, ma il solo fatto che conta davvero è l’amarezza dei ragazzi “esclusi” e dei loro genitori.
Alle maestre, sbigottite, il compito di spiegare che gli alunni sono tutti uguali e che a nessuno può essere negata l’istruzione a causa della gravità dell’handicap.
Bello e vero, ma a scuola come arrivarci?
*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).
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