Se la discriminazione passa per le note di un flauto

«Infinite sono le strade della discriminazione», si potrebbe dire. Ma è difficile prevedere che il fan di uno storico gruppo rock inglese possa essere trattato con indifferenza - durante un raduno italiano del suo club, insieme agli stessi musicisti - e sostanzialmente discriminato, una volta diventato disabile. Eppure sembra proprio sia successo...

Ian Anderson, leader dei Jethro Tull«Gruppo rock originario di Blackpool in Inghilterra, fondato nel 1967 dallo scozzese Ian Anderson (flauto traverso e polistrumentista), i Jethro Tull prendono il nome dal pioniere della moderna agricoltura – Jethro Tull, appunto (1674-1741) – e la loro musica è contraddistinta, soprattutto, dalla presenza dominante del flauto traverso, suonato dal carismatico leader Ian Scott Anderson. Inizialmente con uno stile blues, i Jethro Tull hanno attraversato la storia del rock, passando per vari generi, dal classico al folk rock, dal progressive alla musica etnica, dal jazz all’art rock. Hanno venduto più di 60 milioni di album in tutto il mondo».

Così Wikipedia su questo gruppo inglese che ha contribuito a scrivere la “storia”, nel panorama della musica contemporanea e che anche nel ricordo di chi era adolescente negli anni Settanta, sopravvive come simbolo, insieme a molti altri, di libertà e apertura mentale. Eppure…
Spostiamoci dunque nello spazio e nel tempo, ed esattamente ad Alessandria, il 18 ottobre di quest’anno, per la dodicesima Itullians Convention, 40 Years of Jethro Tull, manifestazione prevista al Teatro Comunale della città piemontese.
Infatti i Jethro Tull contano ancora su numerosi fans, nel nostro Paese, rappresentati dal Club Itullians, che periodicamente propone incontri – veri e propri “raduni” – con la partecipazione di alcuni componenti della band.
Quest’anno, poi, l’occasione era particolarmente ghiotta, in quanto coincidente con il quarantesimo anniversario dell’uscita di This Was, primo album del gruppo realizzato nel 1968.

Ebbene, tra i fans “storici”, in Italia, vi è anche il nostro lettore Aldo Miola, iscritto agli Itullians da otto anni, che collabora da tempo con il Club anche curando online una rubrica denominata Le Rarità – con i dischi e le “memorabilia” più difficili da reperire – e che partecipa regolarmente ai concerti italiani e alle Convention dei Jethro Tull.
Particolare non secondario, recentemente Aldo è diventato una persona con disabilità discretamente grave.

Alessandria, dunque, un viaggio preparato per tempo, chiedendo ripetutamente per posta elettronica di poter incontrare il leader Ian Anderson e di consegnargli anche un omaggio, ottenendo, però, solo risposte generiche dai responsabili degli Itullians.
Poi, il 18 ottobre, dopo il viaggio dalla provincia di Verona, Aldo arriva per quello che dovrebbe essere un bel momento di aggregazione tra persone accomunate dalla passione per un gruppo musicale e invece sbatte letteralmente contro un muro di indifferenza e di rifiuto, situazioni mai vissute prima, “quando non era disabile”.
E così niente incontro con gli artisti, niente omaggio, niente foto o autografi, ciò che altre persone, invece, sembra abbiano potuto ottenere.

Dal presidente del Club Itullians, Aldo Tagliaferro, al consigliere dello stesso Franco Taulino, fino agli stessi Jethro Tull – in primis proprio Ian Anderson – tutti, secondo Aldo, sono responsabili di questo trattamento all’insegna dell’indifferenza più assoluta, mai registrato in precedenza.
La sua grande amarezza è immaginabile: «Che un grande artista internazionale – ci scrive – discrimini in questo modo una persona con disabilità, quando invece con la sua fama dovrebbe dare il buon esempio ed essere sempre un punto di riferimento in ambito di solidarietà, è un fatto estremamente grave. Ed è quanto mai grave anche che i responsabili del Club Itullians mi abbiano trattato così…».

Non è una bella storia, questa; ci parla di passioni e amicizie tradite, ma anche di un trattamento inaccettabile, visto poi il contesto in cui è maturato.
Ci piacerebbe poter ospitare, a questo punto, i chiarimenti di Aldo Tagliaferro, Franco Taulino o – perché no – dello stesso Ian Anderson, ove spiegassero che quanto è accaduto lo si deve solo a ragioni organizzative o di sicurezza e che soprattutto non succederà più.
Le nostre pagine, naturalmente, sono aperte a tutti loro. (Stefano Borgato)

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