Politiche scolastiche e integrazione: alcune proposte di lavoro

di Armando Catalano*
Sono quelle emerse da un recente incontro tra la FLC CGIL (Federazione Lavoratori della Conoscenza) - rappresentata dal suo segretario generale Domenico Pantaleo - e la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'handicap), con il suo vicepresidente nazionale Salvatore Nocera. La formazione dei dirigenti scolastici e dei docenti, gli organici, l'assistenza da parte dei collaboratori scolastici e la pratica scorretta di sostituire docenti assenti con quelli di sostegno, tra i principali temi discussi

Bimba in carrozzina a scuola, girata verso l'obiettivo fotograficoIl 4 dicembre scorso si è tenuto un incontro fra il segretario generale della FLC CGIL (Federazione Lavoratori della Conoscenza), Domenico Pantaleo e Salvatore Nocera, vicepresidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), incentrato su un confronto ad ampio raggio rispetto alle politiche per l’integrazione degli alunni con disabilità.
In modo particolare, l’incontro si è soffermato su alcuni punti assai critici, destinati a diventare ancora più problematici, a causa dei tagli all’istruzione dell’attuale Governo, in materia di supporto alla politica di integrazione scolastica degli alunni con disabilità: la formazione iniziale e in itinere dei dirigenti scolastici e dei docenti di sostegno e curricolari (moduli specifici di preparazione sono stati a tal proposito suggeriti dalla FISH); gli organici; l’assistenza “di genere” per gli alunni da parte dei collaboratori scolastici; l’assegnazione per aree disciplinari dei docenti di sostegno nelle scuole medie superiori (la FISH ne ha chiesto il superamento); la pratica della sostituzione dei docenti assenti con quelli di sostegno, con grave pregiudizio del processo di integrazione degli alunni con disabilità.

Le rivendicazioni della FISH – come si è convenuto nel corso del confronto – possono essere perseguite su terreni diversi: quello normativo (formazione del personale e aree disciplinari: argomenti peraltro assai problematici  e da discutere a fondo per le implicazioni di carattere didattico e professionale); quello istituzionale (Ministero ed Enti Locali); quello sindacale (organici, aggiornamento obbligatorio); quello amministrativo (gestione del personale).
Su quest’ultimo terreno – su quello cioè gestionale – sono stati individuati almeno due argomenti che potrebbero essere oggetto di intervento immediato da parte delle scuole e quindi dei dirigenti scolastici.

Il primo attiene all’annosa questione e alla frequente pratica della sostituzione del docente assente – non importa di quale classe dell’Istituto – con i docenti di sostegno. Tale pratica, infatti, non è corretta né sul piano didattico né su quello normativo, dal momento che il primo effetto che viene a determinarsi è quello della sostanziale negazione del diritto allo studio degli alunni con disabilità.
Alla base di ciò vi è la drammatica situazione che vivono le scuole che si vedono costantemente e progressivamente tagliare le risorse finanziarie e non si vedono reintegrare le somme spese per le supplenze.
Si tratta di un capitolo doloroso che la FCL CGIL sta affrontando con proteste e rivendicazioni ogni giorno che passa, ma che non può essere certo “tamponato” ricorrendo agli insegnanti di sostegno, per gli effetti negativi che sono stati evidenziati sui diritti dei bambini e dei ragazzi con disabilità.
Di ciò si è resa conto anche l’Amministrazione, se è vero che in qualche territorio – come in Puglia – la stessa Direzione Regionale, con una nota dell’11 settembre 2008 [Ufficio Scolastico Regionale della Puglia, Nota AOODRPU, prot. n. 7938, N.d.R.], ha richiamato i dirigenti scolastici, gli Uffici Scolastici Provinciali (e ne ha informato i Sindacati) a non impiegare i docenti di sostegno per supplenze in altre classi e a scapito del processo di integrazione.

Il secondo argomento che può oggi essere affrontato dalle scuole e facilmente risolto è il coinvolgimento del personale collaboratore scolastico nel GLH (Gruppi di Lavoro sull’Handicap) di Istituto e nei GLH operativi per il singolo alunno.
Ragazza in carrozzina con due compagne di scuolaVa da sé che – ove non sia costituito il GLH d’Istituto – questa lacuna va colmata perché è adempimento istituzionale da non sottovalutare, così come non è da sottovalutare lo sforzo di partecipazione dello stesso dirigente scolastico in questi organismi perché la sua presenza imprime autorevolezza e produttività alle riunioni.
Si tratta di una pratica corrente – in quasi tutte, ma non in tutte, le scuole – di ignorare l’importanza del personale ATA (Ausiliario Tecnico Amministrativo) nelle attività di integrazione degli alunni con disabilità. Ne è prova l’esclusione del rappresentante dei collaboratori scolastici dal GLH d’Istituto e dai GLH operativi. Ciò comporta poi che è difficile far comprendere la necessità dell’assistenza per gli alunni non autosufficienti da parte dei collaboratori scolastici i quali invece, se coinvolti nel processo di integrazione partecipando agli organismi di programmazione, possono trovare dignità, comprensione e ruolo di lavoratore e operatore nell’integrazione a pieno titolo.
Certo, pur non potendo risolvere questo la delicata questione dell’assistenza “di genere”, cioè l’assistenza da prestare da parte del collaboratore scolastico ad alunni del suo stesso sesso o di sesso diverso – una rivendicazione, quella della FISH in tale ambito, ad oggi non risolvibile in assenza di diverse norme di reclutamento, mobilità e utilizzazione del personale – può tuttavia “aiutare” nella partecipazione e nella soluzione dei problemi.
A proposito dell’assistenza “di genere”, semmai, oggi l’unica strada percorribile all’interno delle singole istituzioni scolastiche potrebbe essere quella della contrattazione di scuola che inserisca, laddove esista personale collaboratore scolastico maschile e femminile, l’utilizzo dei collaboratori scolastici in questo o quel plesso secondo la specifica priorità.

In questo quadro non è da trascurare alcun aspetto relativo anche al rapporto con l’Ente Locale di competenza che mette a disposizione talora gli assistenti educativi i quali non solo devono essere richiesti, ma necessariamente devono far parte dei soggetti a vario titolo coinvolti nel lavoro di integrazione e rispondere alle scuole del loro operato.
Vi è da aggiungere, per altro, che sui criteri didattici e organizzativi dell’utilizzo del personale – come del resto sulla formazione – vi è un ampio margine di autonomia di intervento da parte delle scuole, dal momento che i singoli Piani dell’Offerta Formativa, elaborati dal Collegio, come anche il piano delle attività del DSGA (Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi) possono inserire specifiche voci e specifici impegni sull’intera materia.

*Responsabile nazionale dei dirigenti scolastici FLC (Federazione Lavoratori della Conoscenza) CGIL. Il presente testo è stato inviato a tutti i dirigenti scolastici iscritti a tale Federazione e ad altri contattati per l’occasione.

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