Graffette molecolari per combattere la sordità ereditaria

Un nuovo vettore virale apre interessanti prospettive per la terapia genica riguardante una buona parte di persone affette da sordità ereditaria, quella cioè presente dalla nascita e non dovuta a fattori ambientali (infezioni, traumi o intossicazioni da farmaci). È quanto risulta da uno studio coordinato presso l'Istituto Veneto di Medicina Molecolare di Padova, che potrebbe portare in futuro a strategie vincenti

Simbolo della sorditàConnessine: è su queste “graffette molecolari” che bisogna puntare per lavorare alla terapia genica della sordità ereditaria, che colpisce all’incirca un neonato su 2.000. Lo annunciano due lavori pubblicati sullo stesso numero di «Proceedings of the National Academy of Science (PNAS)» dal gruppo di Fabio Mammano dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare di Padova.
La ricerca – finanziata anche dalla Fondazione Telethon – ha messo in luce la funzione di due proteine già note per essere associate alla malattia, le connessine 26 e 30. Presenti in numerosi tessuti dell’organismo, esse regolano lo scambio di sostanze tra cellule adiacenti e quindi la comunicazione tra una cellula e l’altra. Alterazioni nei geni delle connessine sono state associate anche a patologie cardiovascolari, neuropatie periferiche, malattie della pelle e cataratta.

Grazie dunque alla collaborazione con un gruppo dei National Institutes of Health statunitensi (NIH), Mammano ha potuto utilizzare un vettore virale derivato da un virus di origine bovina (BAAV) che gli ha permesso di studiare il coinvolgimento dei geni per le connessine 26 e 30 nella sordità congenita.
In questo modo i ricercatori hanno compreso come tali proteine siano fondamentali per regolare i “messaggi” a base di calcio che le cellule si scambiano nell’orecchio interno, da cui dipendono ad esempio la maturazione corretta delle cellule dell’orecchio che percepiscono i suoni o la risposta ai rumori eccessivi.

Questi primi esperimenti, condotti su colture cellulari ottenute dall’orecchio interno di topi sordi (perché privi delle connessine d’interesse), non solo hanno chiarito molti meccanismi alla base della sordità, ma potrebbero in futuro rivelarsi molto importanti anche dal punto di vista terapeutico. Trasferire i geni delle connessine tramite terapia basata su BAAV potrebbe infatti diventare una strategia vincente. Basti pensare che circa la metà dei casi di sordità congenita (presente cioè dalla nascita e non dovuta a fattori ambientali, come infezioni, traumi o intossicazione da farmaci) è la conseguenza di difetti nei geni per le connessine.
La strada comunque è ancora lunga e il prossimo passo cruciale sarà quello di studiare la fattibilità del trasferimento di geni all’orecchio interno di topi sordi, che costituiscono un importantissimo modello animale di sordità umana. (Ufficio Stampa Telethon)

Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa Telethon, tel. 06 44015402, gcoppi@telethon.it.
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