L’Expo di Milano del 2015 si avvicina, ma da parte delle istituzioni sembra vi sia «un vuoto generale su un tema così importante», ha commentato Franco Bomprezzi, direttore responsabile di Superando.it. «Manca infatti – ha continuato Bomprezzi – un’elaborazione progettuale sui temi dell’Expo e, fatta eccezione per un incontro svoltosi nel giugno dello scorso anno, le proposte del Terzo Settore non sono state ascoltate».
Dal seminario Expo senza barriere. Un sistema di relazioni per un’accoglienza universale, svoltosi a Milano il 13 gennaio scorso (e da noi presentato con il testo disponibile cliccando qui), si è alzata dunque la voce di associazioni come la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), la FAND (Federazione delle Associazioni Nazionali sulla Disabilità), la LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), l’AIAS di Milano (Associazione Italiana Assistenza Spastici) e dei Centri di Servizio per il Volontariato, i quali tutti vogliono essere ascoltati, per diventare parte attiva di un processo partecipato e condiviso.
«Abbiamo una brutta sensazione – ha dichiarato ad esempio Sergio Silviotti, portavoce del Forum del Terzo Settore per la Lombardia – di essere cioè trattati come dei questuanti. L’associazionismo invece è un mondo ricco, capace di intraprendenza».
L’appuntamento del 2015 “fa sognare” perché ci si attende che si aprano possibilità importanti, utili a dare una svolta al tessuto di Milano e per questo, ha aggiunto il presidente della LEDHA Fulvio Santagostini, «siamo pronti a mettere a disposizione le nostre competenze per rendere Milano più accessibile. Speriamo che non sia un’occasione persa».
Secondo don Roberto Davanzo, direttore della Caritas Ambrosiana, il nodo della questione è il «sostanziale disinteresse e la mancanza di ascolto, da parte delle istituzioni, della voce del Terzo Settore». Negli ultimi dieci mesi, infatti, c’era stata solo un’altra occasione in cui si era chiesto ai rappresentanti del mondo del volontariato di esporre il loro punto di vista sull’Expo – come ricordava inizialmente Bomprezzi – e in quell’occasione don Davanzo aveva lanciato la proposta di un Tavolo Sociale per l’Expo.
«Il mondo del volontariato – ha concluso il direttore della Caritas Ambrosiana – può offrire qualità aggiunte alla manifestazione fieristica, ma questa dimensione va costruita, non può essere improvvisata».
Dal canto suo, Gabriele Favagrossa dell’AIAS di Milano ha voluto sottolineare con forza lo sconfortante quadro attuale dell’accessibilità a Milano, dove «la metropolitana è carente, i montascale non funzionano e la nuova Stazione Centrale ha delle gravissime pecche». Quest’ultima, infatti, pur essendo stata appena ristrutturata, ben lungi dall’essere «la porta d’accesso all’Expo», si presenta, per le persone con disabilità, «come un vero e proprio “varco murato”, con le sue rampe mobili inaccessibili a chi si muove in carrozzina e gli ascensori spesso fuori uso».
C’è dunque molto lavoro da fare, se si vuole che questa situazione cambi prima dell’inizio dell’Expo. «Una città da prendere e rivoltare come un calzino», ha sintetizzato in tal senso Antonio Oliverio, assessore agli Affari Generali, al Turismo e alla Moda della Provincia di Milano.
La situazione della mobilità non è rosea nemmeno per quanto riguarda il trasporto aereo: «Presso le società di gestione degli scali milanesi – ha dichiarato infatti ancora Favagrossa – sono stati aperti i tavoli di lavoro per l’attuazione della nuova normativa europea sul trasporto delle persone con disabilità, ma i tavoli stessi, di fatto, sono rimasti inattivi».
Per affrontare e risolvere questi problemi, le associazioni mettono quindi a disposizione le loro competenze. «Chiediamo – ha concluso il rappresentante dell’AIAS di Milano – di adottare una metodologia di lavoro basata sul confronto, su un processo partecipato e condiviso. La situazione attuale ci vede invece solo in funzione di supervisori finali, quando le decisioni sono state prese e non si può più far nulla».
Per l’assessore Oliverio, che Milano possa diventare una città turistica, accessibile a tutti, anche a coloro che hanno mobilità ridotta (dal disabile con carrozzina alla mamma con il passeggino) è una convinzione radicata: «Occorre però – ha affermato – fare gioco di squadra: il patrimonio di conoscenza e di esperienza delle associazioni, se condiviso, può portare infatti a un ammodernamento in tempi brevi».
A concludere i lavori della giornata è stato il presidente della Provincia milanese, Filippo Luigi Penati, che si è impegnato formalmente a portare entro il Comitato di Gestione dell’Expo le istanze del mondo della disabilità e più in generale del sociale. La Provincia dovrebbe dunque promuovere l’apertura di alcuni tavoli di lavoro cui parteciperanno istituzioni, enti privati e associazioni, per far sì che gli interventi di quell’importante evento rispettino e valorizzino le varie esigenze e istanze. (S.B.)
*Nel presente testo abbiamo ripreso – con alcune modifiche e per gentile concessione – la sostanza di un articolo già pubblicato dall’Agenzia Redattore Sociale – DIRE.