Caro Ministro, quell’espressione non va (e non solo quella…)

Non è certo con operazioni di “cosmesi comunicativa”, come l’uso del termine “diversamente abile”, che si dimostra la volontà di risolvere effettivamente i problemi degli studenti universitari con disabilità: questi hanno invece bisogno di servizi, di investimenti e di una nuova cultura. Lo scrive al ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini un operatore che lavora da tempo nel campo dei servizi universitari di supporto agli stessi studenti universitari con disabilità

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Sessualità e disabilità: proviamo a parlarne

Si rivolge alle famiglie di bambini e ragazzi con disabilità l’interessante corso gratuito promosso a Bussero, presso Milano, che prenderà il via il 30 gennaio e si articolerà su quattro successivi incontri, con l’obiettivo di favorire il riconoscimento, il confronto e la condivisione su questi delicati e fondamentali temi, di cui pian piano si incomincia sempre più a parlare

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Perfezionarsi sull’integrazione educativa

Sono ancora aperte le iscrizioni ad un corso che prenderà il via in marzo, a cura dell’Università di Pavia, che si propone di formare professionalità utili a contesti come quelli della famiglia, della scuola e dei servizi, rispetto alla gestione delle persone con disabilità in età evolutiva. Vi possono partecipare psicologi, insegnanti laureati, neuropsichiatri infantili, psicopedagogisti e qualsiasi altro laureato sia interessato ad approfondire le tematiche dell’integrazione educativa

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Io, emigrata, per fallita esperienza di assistenza personale*

«Ogni regione – scrive Marietta Di Sario – dovrebbe perseguire il diritto di disabili e anziani, attraverso interventi tesi a garantirne la vita indipendente e il loro coinvolgimento attivo all’interno delle comunità di appartenenza. E invece è, troppo spesso, da registrarsi un disinteresse diffuso». Sono parole di chi, persona con disabilità, ha dovuto lasciare la propria regione – come avevamo raccontato lo scorso anno – e che oggi, con immutata combattività, proprio alla sua regione si rivolge, ma anche alle altre zone del nostro Paese, chiedendo «una rivoluzione civile e civilizzante, che l’Italia non può esimersi dal compiere»

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Quella carrozzina elettrica vuota…

Il germe di quel rarissimo virus chiamato “umanità”: è a questo che fa pensare la drammatica morte di Felicia Castaniere – picchiata e denunciata con brutalità nel corso di una rapina – e la sua carrozzina elettrica vuota vista in televisione. Così come fa riflettere anche un altro fatto infinitamente meno drammatico, ma ugualmente esemplare, ovvero quello che ha coinvolto una giovane tetraplegica allontanata da un supermercato, perché la sua carrozzina elettrica, tipo “scooter”, non era omologata…

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