Caro Ministro, quell’espressione non va (e non solo quella…)
Non è certo con operazioni di “cosmesi comunicativa”, come l’uso del termine “diversamente abile”, che si dimostra la volontà di risolvere effettivamente i problemi degli studenti universitari con disabilità: questi hanno invece bisogno di servizi, di investimenti e di una nuova cultura. Lo scrive al ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini un operatore che lavora da tempo nel campo dei servizi universitari di supporto agli stessi studenti universitari con disabilità