Perché la Social Card non funziona

Lo spiega Franco Pesaresi, presidente dell'ANOSS (Associazione Nazionale Operatori Sociali e Sociosanitari), in un ampio dossier messo a disposizione di tutti i navigatori di internet dal Gruppo Solidarietà. E se non vi saranno modificazioni significative nella regolazione di tale strumento, oltre che nella dimensione dei benefìci erogati, il risultato finale resterà insoddisfacente

I ministri Sacconi e Tremonti presentano la Social Card nel novembre del 2008È certamente degno di segnalazione l’utile dossier curato da Franco Pesaresi, presidente dell’ANOSS (Associazione Nazionale Opreratori Sociali e Sociosanitari), dedicato alla “Carta Acquisti”, vale a dire l’ormai nota Social Card che tanto ha fatto parlare (e discutere) negli ultimi mesi.
L’istituzione del nuovo strumento, i beneficiari, l’attivazione, l’uso, i commercianti, il finanziamento, il costo e un’interessante comparazione con analoghe esperienze straniere, oltre ai vari riferimenti normativi e a una buona bibliografia: queste le parti in cui è diviso il documento, visionabile integralmente nel sito del Gruppo Solidarietà (cliccando qui).

Particolarmente significative, poi, alcune delle riflessioni finali proposte da Pesaresi, che scrive: «La Social Card non ha raggiunto gli obiettivi che il Governo si prefiggeva. A un mese e mezzo dall’avvio, le adesioni costituiscono circa un terzo di quelle attese». Tra le spiegazioni dettagliate delle ragioni, si dice tra l’altro che «la Carta non riesce a incidere in modo significativo sui livelli di povertà, per il basso contributo statale mensile che, in questa prima fase, è sostenuto soprattutto dalle donazioni private. Giova anche segnalare che si ha l’impressione che la Carta Acquisti sia stata finanziata dal corrispettivo taglio del Fondo nazionale per le politiche sociali». In altra parte si annota poi che questo sistema «non è propriamente anonimo e produce lo stigma sociale a carico del suo utilizzatore». O ancora che «l’obiettivo di aiutare i poveri con un contributo economico è condivisibile, ma poteva essere raggiunto in modo assai più semplice. Bastava un incremento di alcuni contributi esistenti – pensioni, assegni familiari, assegni per il terzo figlio – accompagnato da opportune indicazioni che lo indirizzassero verso le persone in maggiore difficoltà. Invece, si frammenta ulteriormente il sistema dei trasferimenti monetari, già parcellizzato in troppe misure».
Infine si ritiene che «la Carta Acquisti non coinvolga i servizi sociali comunali» i quali, per quanto riguarda il contrasto della povertà, riescono oggi «a raggiungere un numero di assistiti e a distribuire un contributo medio annuo di 715 euro superiori a quello realizzato, per ora, dalla Carta Servizi».

Senza troppi dubbi, il presidente dell’ANOSS conclude: «Le attivazioni della Carta Acquisti aumenteranno nelle prossime settimane, ma visto il trend in diminuzione delle adesioni, se non ci saranno modificazioni significative nella regolamentazione della Carta e nella dimensione dei benefici erogati, non cambierà l’insoddisfacente risultato finale, determinato essenzialmente da una sostanziale inadeguatezza dello strumento per il contrasto della povertà in Italia». (S.B.)

Ricordiamo ancora che il documento intitolato La Carta Acquisti. Dossier sulla Social Card, realizzato da Franco Pesaresi, è integralmente visionabile nel sito del Gruppo Solidarietà, cliccando qui.
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