Il drammatico rapporto tra disabilità e povertà

Non è affatto un esercizio di retorica ribadire frequentemente che l'impoverimento di un nucleo familiare con disabilità è una condizione costante in tutto il mondo. Nei Paesi meno ricchi, poi, il dramma diventa continuamente realtà, come succede in India al padre di tre giovani con disabilità intellettiva, per i quali ha chiesto alle autorità l'"omicidio pietoso", avendo ormai esaurito ogni risorsa economica...

Ragazzo con disabilità in un Paese del Terzo MondoLa denuncia dello strettissimo rapporto tra disabilità e povertà – di cui tante volte si parla anche nelle pagine di questo sito –  non rappresenta affatto un esercizio di mera retorica, ma la constatazione di una drammatica realtà. L’impoverimento di un nucleo familiare che abbia al proprio interno una persona con disabilità è infatti una condizione costante, estesa omogeneamente in tutte le parti del mondo.
Per quanto poi riguarda i Paesi di per sé meno ricchi, dove l’opportunità di godere di diritti e di una rete servizi garantiti è certamente molto più ristretta, gli effetti di questo binomio disabilità/povertà possono assumere aspetti eclatanti.

Particolarmente emblematico è il caso recentemente rilanciato dalla testata «The Times of India» che racconta di un padre in situazione di estrema povertà a Kannauj, nello stato di Uttar Pradesh (India Settentrionale), il quale si è appellato alle autorità locali affinché consentano “l’omicidio pietoso” dei suoi tre figli con disabilità intellettiva.
Bheem Sen Kushwaha – questo il nome del padre, agricoltore nel villaggio di  Kanakpur – ha dunque sottoposto nei giorni scorsi la sua richiesta per l'”omicidio pietoso” dei giovani figli all’amministrazione del Distretto di Kannauj.
«Nella sua istanza – ha commentato al giornalista di “The Times of India” un funzionario del fisco – il signor Kushwaha ha affermato di avere ormai esaurito tutte le sue risorse per cercare di venire incontro alle spese mediche necessarie ai suoi figli. Così desidera che vengano uccisi».

Kushwaha, 55 anni, ha dichiarato nella propria richiesta di essere rimasto solamente con la sua capanna di paglia, essendo stato costretto a svendere il suo piccolo pezzo di terra e altre proprietà, sino agli utensili in ottone necessari per il trattamento dei sui figli, con disabilità intellettiva dalla nascita.
La risposta delle Istituzioni questa volta è suonata come rassicurante, pur non essendo in grado di cancellare gli incubi della  condizione vissuta da questo padre e dai suoi figli. S.V.S. Rangarao, magistrato del Distretto di Kannauj, ha infatti affermato che «faremo del nostro meglio per fornire i trattamenti necessari ai figli di Kushwaha e con questo obiettivo abbiamo iniziato un confronto con i membri di varie organizzazioni non governative». (Giuliano Giovinazzo)

Il testo originale inglese da cui è stata tratta la notizia, pubblicato dalla testata «The Times of India», è disponibile cliccando qui.

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