Nel corso di una delle sue prime uscite pubbliche – a Washington, il 4 febbraio scorso, durante un Town Hall Meeting, sorta di assemblea ridotta, dove i neoeletti rispondono ad alcuni quesiti – Hillary Clinton, nuovo segretario di Stato americano (sostanzialmente il “ministro degli Esteri” degli Stati Uniti), è stata sollecitata su numerosi temi “caldi” con i quali l’Amministrazione Obama ha già incominciato a confrontarsi.
Di particolare interesse ci sembra quanto risposto da Clinton a una domanda rivolta da Stephanie Ortoleva dell’Ufficio per la Democrazia, i Diritti Umani e il Lavoro del Dipartimento di Stato, riguardante il ruolo che i rappresentanti delle Istituzioni interessate e le persone impegnate nella tutela dei diritti delle donne e delle persone con disabilità dovranno interpretare, per sostenere il segretario di Stato nei suoi sforzi di far diventare tali istanze come parte integrante della politica estera statunitense.
«Sappiamo ormai bene – ha dichiarato Hillary Clinton – da una miriade di studi e ricerche, che il ruolo delle donne è direttamente connesso alla democrazia e ai diritti umani, così come ritengo accada anche per le persone con disabilità; è infatti importante riconoscere che estendere la sfera delle opportunità e aumentare il potenziale democratico della nostra società, come di quelle di tutto il mondo, significa lavorare a un processo di inclusione permanente. E personalmente non vedo l’ora di lavorare nell’interesse dei diritti delle donne e delle persone con disabilità – oltre che di tutti gli altri – al momento di perseguire la nostra politica estera. Anche perché ritengo che questo possa essere un segnale chiaro dell’evoluzione che il nostro popolo sta affrontando».
Specificamente sui diritti delle persone con disabilità, il nuovo segretario di Stato ha poi aggiunto: «Negli anni Novanta ricordo di avere visitato come First Lady molti Paesi che non avevano alcun riconoscimento di tali diritti. Le persone con disabilità erano infatti letteralmente “segregate”, spesso nelle condizioni più terribili, senza leggi di tutela, senza obblighi di istruzione o di accesso. Questo mi colpì molto e anche se nel frattempo numerosi progressi sono stati fatti, essi restano ancora insufficienti».
«Ho la piena consapevolezza – ha concluso Hillary Clinton – che dobbiamo sempre auspicare una maggiore inclusione e lavorare per questo, come aspetto chiave dei nostri valori e di quello che crediamo rappresenti la democrazia. Conto quindi da subito di cominciare ad agire con il Dipartimento di Stato e con l’USAID [United States Agency for International Development, ovvero l’agenzia federale indipendente che proprio dal Segretariato di Stato riceve le sue linee guida, N.d.R.], oltre che con i nostri alleati e amici stranieri che hanno condotto questo lavoro nel corso degli anni. E su questi temi il mio impegno sarà costante».
Un “esordio” quanto mai promettente, dunque, e anche un fatto probabilmente senza precedenti, che cioè un segretario di Stato dedichi così tanto spazio ai diritti delle persone con disabilità, in una delle sue prime uscite pubbliche.
Insieme ad un altro evento – di qualche giorno prima – è stato proprio questo che ci ha fatto pensare al titolo scelto per il presente articolo. In tutt’altro contesto, infatti, nemmeno la nuova First Lady, Michelle Obama, ha voluto trascurare i diritti delle persone con disabilità, durante un incontro organizzato per presentare (e festeggiare) una nuova legge contro la discriminazione delle donne statunitensi sul lavoro.
«Le pari opportunità – ha dichiarato Michelle Obama per l’occasione – devono essere uno dei più alti obiettivi da raggiungere per le donne di qualunque provenienza etnica, per le anziane, le giovani, le donne con disabilità e le loro famiglie». Un esplicito inserimento – quello delle donne con disabilità tra le categorie a rischio di discriminazione – che, per restare all’Italia, non ci sembra trovare quasi mai riscontro da parte, ad esempio, dei nostri ministri delle Pari Opportunità…
Parole certamente importanti e significative, quindi, che naturalmente dovranno ora essere verificate alla prova dei fatti, negli anni a venire. (Giuliano Giovinazzo e Stefano Borgato)
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