Forse la Gran Bretagna non è un Paese per bimbi cerebrolesi!

di Giorgio Genta*
Vien da pensarlo di fronte alla sentenza dell'Alta Corte di Giustizia di Londra, che autorizza i medici a fermare le cure per un bimbo gravemente malato, contro la volontà dei genitori. Una ragione in più per far sì che in Italia venga affermato con forza il diritto dei bambini cerebrolesi a vivere la loro vita, specie se è questo che vogliono i loro genitori, e a regolamentare i casi di pareri discordi tra ospedali e famiglie, dissipando ogni dubbio di accanimento terapeutico

Particolare di volto di uomo anziano che rifletteL’Alta Corte di Giustizia di Londra «condanna a morte O.T.». Ma di chi si tratta? Di un delinquente efferato? Di un maniaco colpevole di terribili misfatti? No, O.T. è un bimbo inglese di nove mesi “colpevole” di essere nato con gravissime problematiche respiratorie.
L’ospedale ove è ricoverato, contro il parere dei genitori, ha chiesto al tribunale di poter interrompere la ventilazione meccanica con la motivazione che «non esistono possibili terapie e che il bimbo soffre moltissimo». Di parere opposto i genitori, secondo i quali il bambino ha anche stimoli e reazioni “piacevoli”.
Il tribunale ha dato dunque ragione all’ospedale e l’Alta Corte ha respinto il ricorso dei genitori, anche se dietro la richiesta dell’ospedale stesso si intravedono motivazioni economiche.

Il giudizio dell’Alta Corte di Londra appare drammatico, considerando il sistema giuridico inglese, basato sul diritto consuetudinario. E questo ci sembra un motivo in più per affermare con forza, almeno in Italia, il diritto dei bambini cerebrolesi a vivere la loro vita, specialmente se è questo che vogliono i loro genitori e a regolamentare il caso di parere discorde tra ospedale e genitori stessi, dissipando ogni dubbio di accanimento terapeutico.

*Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi).

Share the Post: