Le vicende di Alitalia e del passaggio dei suoi ex dipendenti alla nuova Compagnia Aerea Italiana (CAI) hanno tenuto banco per mesi su tutti i giornali italiani ed europei e oggi la ristrutturazione dell’azienda, una volta trovati i nuovi proprietari, prosegue, seppure con minore attenzione da parte degli organi di stampa. Lontano dai riflettori, dunque, sembra si stiano consumando delle profonde ingiustizie, con la palese violazione di alcune norme di tutela che si ritenevano consolidate. Già nei mesi scorsi era giunto il grido d’allarme da parte di alcune organizzazioni sindacali (se ne legga nel nostro sito cliccando qui): nelle procedure di riassunzione del personale necessario al funzionamento delle attività della CAI, infatti, non sarebbero stati assunti molti disabili e nemmeno i lavoratori che fruivano dei permessi lavorativi come stabilito dalla Legge 104/92.
Ora giunge una nuova denuncia, circostanziata, di Alessandra Tibaldi, Assessoro al Lavoro, alle Pari opportunità e alle Politiche Giovanili della Regione Lazio: «In base alla normativa vigente – secondo Tibaldi – all’interno delle 7.924 persone assunte dalla società nella Provincia di Roma vi dovrebbero essere 323 disabili, ossia il 7% dei 4613 dipendenti che formano la base di computo ai fini del collocamento obbligatorio, invece gli invalidi effettivamente assunti sono solo 45. Per questo motivo chiedo ai vertici aziendali di regolarizzare con la massima urgenza la situazione occupazionale del personale dipendente».
«Le inadempienze della CAI in merito alle assunzioni dei disabili – continua l’assessore del Lazio – sono quindi gravissime e inaccettabili. Sicuramente non sono in linea con il profilo di un’azienda seria, che ambisce a ricoprire il ruolo di società di bandiera nazionale. La vecchia Alitalia, con cui esiste una continuità di fatto e sostanziale da parte della CAI, rispettava in pieno la normativa sulle assunzioni del personale disabile. Ogni discriminazione verso i portatori di handicap, oltre ad essere illegittima, è inammissibile anche sul piano etico e richiederebbe un tempestivo intervento della utorità preposte a far rispettare gli obblighi di legge».
Al di là degli aspetti etici, la FISH (Federazione Italiana per il Supeamento dell’Handicap) – il cui presidente Pietro Barbieri aveva anche indirizzato in novembre una lettera aperta al presidente della CAI Roberto Colaninno, scrivendo tra l’altro: «Uno stereotipo, quello dell’improduttività dei lavoratori con disabilità, difficile da sradicare e a cui anche la CAI sembra dare credito» (il testo integrale di quella lettera è disponibile cliccando qui) – richiama l’attenzione sulla patente violazione della Legge 68/99 e chiede l’intervento delle autorità competenti. La Federazione, inoltre, si riserva anche di valutare eventuali azioni legali e di costituirsi parte civile in giudizio a fianco dei lavoratori esclusi dall’assunzione o dalla riassunzione, in base anche alla Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazione). (S.B. e C.G.)
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