Quei lavoratori con disabilità a rischio

di Andrea Venuto*
Con la cessazione del contratto di lavoro tra l'Azienda San Camillo Forlanini di Roma e il Consorzio Sociale CO.IN., per la gestione del servizio di sportello CUP (Centro Unificato di Prenotazione), diventano concrete - secondo lo stesso CO.IN. e la Comunità Capodarco - le conseguenze di una politica della Regione Lazio che non sembra preoccuparsi troppo del destino di decine di lavoratori, tra i quali anche numerose persone con disabilità
L'Ospedale San Camillo di Roma«Scade oggi, 31 marzo, il contratto di lavoro tra l’Azienda San Camillo Forlanini di Roma e il Consorzio Sociale CO.IN. (Cooperative Integrate), per la gestione del servizio di sportello CUP [Centro Unificato di Prenotazione, N.d.R.]. Dopo undici anni di ininterrotta attività, sarà dunque oggi l’ultimo giorno di lavoro dei quarantatré soci-lavoratori che hanno costituito la spina dorsale di questo servizio, ottimizzandone le prestazioni e favorendo nel 2004 il passaggio nel sistema RECUP [Servizio Unico di Prenotazione Telefonica della Regione Lazio, N.d.R.]».
Lo denunciano, in un comunicato congiunto, il Consorzio Sociale CO.IN. e la Cooperativa Capodarco, che già da tempo stanno conducendo una battaglia assai più ampia nei confronti della Regione Lazio, motivata dall’internalizzazione dello stesso servizio RECUP, decisa dal presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, in quanto commissario ad acta (se ne legga nel nostro sito anche una lettera aperta pubblicata qualche settimana fa, cliccando qui).

«Dal 1° aprile – si precisa poi nella nota – la gestione passa agli operatori interni dell’Azienda San Camillo, recuperati tra i circa quattrocento esuberi del proprio personale, precedentemente adibito a funzioni sanitarie e ora non più idonei. Per il San Camillo riteniamo non si tratti però di un buon affare né di un vero risparmio. Rinunciare infatti alle capacità e alle professionalità accumulate dal gruppo di tecnici Capodarco-CO.IN. in tanti anni di lavoro nei servizi di prenotazione, potrà causare diversi disservizi agli utenti e all’ospedale, con riflessi importanti anche sul reddito dell’attività ambulatoriale dell’azienda. Dalla parte dei cittadini ci spiace dover informare gli utenti dei servizi del San Camillo che a partire da domani non troveranno nelle loro postazioni i volti dei nostri operatori, la loro cortesia e professionalità e che sempre a partire da domani, non potranno più recarsi al CUP del San Camillo per effettuare la prenotazione di molte prestazioni sanitarie, essendo quest’ultima stata spostata sul numero verde regionale 803333. Ma tanta era l’ansia di risparmio che poco importa se ciò potrà provocare disagi alla popolazione e se a pagare saranno dei lavoratori considerati evidentemente di serie B».

Come detto, quanto denunciato si ricollega alla più ampia situazione di disagio che ha coinvolto nei mesi scorsi queste organizzazioni e i servizi che esse hanno finora svolto, provocando una situazione difficile anche a numerose persone con disabilità. Un collegamento che diventa esplicito, quando si scrive nel comunicato che questa «è una delle prime conseguenze di una politica che evidentemente, al di là delle dichiarazioni di circostanza, non si preoccupa dei destini di questi lavoratori di cui fanno parte quindici persone con disabilità le quali, attraverso questo lavoro, hanno potuto costruire il proprio futuro di uomini e donne integrate nella società».

Quale sarà ora la sorte di quei lavoratori che gestivano lo sportello CUP del San Camillo? «Onde evitare i gravi disagi economici – comunicano Capodarco e CO.IN. – che una decisione simile avrebbe portato ai lavoratori con il loro licenziamento, abbiamo disposto l’assorbimento di questi in qualità di operatori del Centro Unico di Prenotazioni Regionale RECUP. Tale provvedimento è stato preso con il duplice intento di tutelare i propri soci-lavoratori e di rafforzare un servizio gestito da anni con riconosciuta competenza e sensibilità sociale nei confronti dei cittadini».
«Una decisione – conclude la nota – che tende anche a fronteggiare, sia pure a proprie spese e senza adeguamenti del budget regionale, la sempre più preoccupante insolvenza delle chiamate al RECUP verificatasi negli ultimi mesi a causa dell’ormai esiguo numero di postazioni, rispetto all’aumento delle telefonate e delle prestazioni prenotate, contrattualmente coperte e disposte dal budget concesso dalla Regione Lazio. I numeri in tal senso parlano da soli: nel 2008 le chiamate gestite dagli operatori sono state 4.077.690 (circa 278.000 in più rispetto allo stesso periodo del 2007) e 2.893.900 prestazioni prenotate (circa 292.000 in più rispetto al 2007)». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: Consorzio Sociale Gruppo DARCO (Andrea Venuto, Relazioni Esterne – Ufficio Stampa), tel. 06 5706055, ufficio.stampa@sociale.it.
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