Il Parlamento Europeo decide: stop alle discriminazioni!

E per i cinquanta milioni di persone con disabilità del Vecchio Continente potrebbe aprirsi davvero una fase di concreti cambiamenti in positivo, grazie anche al prezioso lavoro del Forum Europeo sulla Disabilità. La Direttiva votata a maggioranza dall'Europarlamento fissa infatti un ampio quadro di garanzie e tutele per i diritti alle pari opportunità e all'uguaglianza di trattamento dei cittadini con disabilità

Il Parlamento EuropeoÈ particolarmente importante e significativa la Direttiva Antidiscriminazioni approvata a maggioranza dal Parlamento Europeo – sul rapporto presentato da Kathalijne Maria Buitenweg – per l’applicazione del principio di parità di trattamento tra le persone, indipendentemente dalla religione, dalle convinzioni personali, dalla disabilità, dall’età o dall’orientamento sessuale.
Al provvedimento si è arrivati anche grazie al grande lavoro di “pressione” dell’European Disability Forum (EDF) – l'”organizzazione ombrello” che rappresenta circa 50 milioni di persone con disabilità in Europa – e nonostante il voto contrario della maggior parte dei gruppi di centrodestra, circa un terzo degli Europarlamentari.

Questi, in sostanza, i punti essenziali – in riferimento alla disabilità – decisi da una votazione che potrà realmente contribuire in futuro a una serie di cambiamenti in positivo per i tanti cittadini europei con disabilità:
– la definizione di “persone con disabilità” in pieno accordo con quanto stabilito nella Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (articolo 1, comma 2: «Per persone con disabilità si intendono coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri»);
– la condanna di ogni discriminazione motivata dalla disabilità e anche “per associazione”, ovvero per il legame che si ha con una persona vittima di discriminazione, come può accadere al familiare di una persona con disabilità;
– la condanna delle cosiddette “discriminazioni multiple” (disabilità, età, orientamento sessuale, genere, origine etnica, nazionalità, religione o convinzioni personali), ovvero quando più discriminazioni si sommano, come potrebbe accadere ad esempio nel caso di una persona con disabilità omosessuale e anziana;
– l’eliminazione di trattamenti diversi, a causa della disabilità, rispetto ai servizi bancari, finanziari e assicurativi, salvo nei casi in cui essi siano motivati da accurate, aggiornate e rilevanti ragioni di tipo medico, che possano incidere sulla valutazione del rischio ed esclusivamente basandosi su un’evidenza oggettiva, indiscussa e verificata dal punto di vista medico-scientifico;
– il fatto che gli Stati Membri dell’Unione Europea dovranno assicurare il diritto delle persone con disabilità ad un’educazione senza discriminazioni e sulla base di uguali opportunità, garantendo al tempo stesso che l’istruzione o la formazione più appropriate siano scelte rispettando le opinioni della persona con disabilità interessata;
– il fatto che un effettivo accesso senza discriminazioni (effective non-discriminatory access) venga garantito in anticipo e che cessino di esistere tutte le politiche, le procedure e le prassi che impediscono ciò;
– che si provveda a misure necessarie ad assicurare un risarcimento reale di tutte quelle persone che abbiano subìto danni a causa di un comportamento discriminatorio;
– l’introduzione di tariffe agevolate per le persone con disabilità nell’accesso ai trasporti, allo sport e alla cultura.

A dir poco soddisfatti, i rappresentanti dell’EDF, che rilevano tra l’altro come «le definizioni di “accesso non discriminatorio”, “onere sproporzionato” (disproportionate burden*) e “cambiamenti fondamentali” (fundamental alterations), tutti concetti chiave della Direttiva, siano stati modificati in accordo alle istanze del nostro Forum».
C’è poi anche un fatto negativo, sempre secondo l’EDF, ovvero «l’approvazione di un emendamento che rischia di ingenerare confusione tra le nozioni di “accodomamento ragionevole” e di “effettivo accesso non-discriminatorio”, invitando gli Stati Membri ad attrezzarsi, se necessario, per “misure alternative” all’accesso stesso [qui il riferimento è all’articolo 2 della Convenzione ONU, ove si parla appunto dell'”accomodamento ragionevole”, definendolo come «le modifiche e gli adattamenti necessari ed appropriati che non impongano un onere sproporzionato o eccessivo adottati, ove ve ne sia necessità in casi particolari, per garantire alle persone con disabilità il godimento e l’esercizio, su base di uguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali», N.d.R.]».
Ma tant’è, il risultato resta quanto mai importante e il Forum si prepara ora ad una nuova fase di lavoro, in vista della presentazione al Consiglio Europeo della Direttiva votata dall’Europarlamento (che presto sarà integralmente visionabile nel sito dell’EDF), le cui decisioni saranno prese in esame dal Consiglio stesso sin dal prossimo 28 aprile, quando vi sarà il primo incontro del “Council Working Party” sulle questioni sociali. (Stefano Borgato)

*Di disproportionate burden (“onere sproporzionato”, appunto) si parla nell’articolo 2 della Convenzione ONU, nel già citato passaggio dedicato all'”accomodamento ragionevole”, che riprendiamo ancora: «per “accomodamento ragionevole” si intendono le modifiche e gli adattamenti necessari ed appropriati che non impongano un onere sproporzionato o eccessivo adottati, ove ve ne sia necessità in casi particolari, per garantire alle persone con disabilità il godimento e l’esercizio, su base di uguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali [grassetto nostro, N.d.R.]».

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