Quando il premier Berlusconi – subito dopo la manifestazione della CGIL svoltasi a Roma sabato 4 aprile – replicando al segretario generale Epifani, ha dichiarato: «Non si può dialogare con i sordi», egli ha realmente – sebbene inconsapevolmente e involontariamente – offeso la sensibilità dell’opinione pubblica e, in primo luogo, delle persone sorde e dei loro familiari. Né servono le scuse, dal momento che non c’era la volontà e la piena avvertenza dell’offesa.
Purtroppo, infatti, la frase pronunciata dal Capo del Governo è emblematica e rappresenta una barriera culturale ben più grave delle tante barriere della comunicazione che le persone sorde affrontano ogni giorno. Queste ultime si possono sempre più facilmente superare, grazie all’impiego diffuso delle nuove tecnologie informatiche e della comunicazione – basti pensare all’uso dei sottotitoli nella televisione, al cinema, a teatro, nei convegni e nelle aule universitarie – mentre i pregiudizi e i luoghi comuni ostacolano di fatto l’effettiva inclusione sociale delle persone sorde.
Attraverso la diagnosi precoce, la protesizzazione e l’abilitazione logopedica, la persona sorda acquisisce un’adeguata competenza linguistica che le consente, fin dai primi anni di vita, di ascoltare, dialogare ed entrare in comunicazione con tutti.
Chiediamo dunque al presidente del Consiglio Berlusconi di prendere atto di ciò e di adoperarsi per la promozione sociale delle persone sorde, cominciando dalla fornitura di servizi di sottotitolatura dei programmi di tutte le emittenti televisive. Che quindi si disponga, cortesemente, all’ascolto e al dialogo con le persone sorde.
*Vicepresidente nazionale della FIADDA (Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi).
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